Anarchismo

Anarchismo

L’anarchismo è un movimento che si propone un radicale abbattimento, anche violento, di ogni forma di Stato, una progressiva liberazione dell’individuo dai vincoli di sudditanza impostigli dalle istituzioni politiche, giuridiche ed economiche della società, così da creare un ordine spontaneo nascente dall’autonoma attività di ciascuno, libero da costrizioni esterne.

anarchiaLa prima organica enunciazione dell’anarchismo si deve a William Godwin e risale alla fine del Settecento. Max Stirner eleva l’egoismo a suprema affermazione di libertà e arriva a identificare il genere umano in una “unione di egoisti”, sottratti al vincolo di qualunque potere. La stessa prospettiva individualistica si ritroverà nel misticismo pacifista di Tolstoj.

Più legato alle tematiche dello sviluppo capitalistico e più incidente nella realtà politica è il filone dell’anarchismo che si rifà alla concezione di Proudhon. L’individuo costituisce il punto di partenza e la meta ultima, ma la società rappresenta il contesto in cui ogni personalità riesce a trovare completa realizzazione. Di qui il sorgere di un nuovo assetto sociale, che valorizzi la tendenza associativa degli uomini, con lo sviluppo di organi di amministrazione sociale ed economica basati su contratti volontari che assicurino a ciascuno il frutto delle sue fatiche.

Più accentuato è in Bakunin il motivo della solidarietà tra i lavoratori, che trova la sua massima espressione nel “comunismo anarchico” di Kropotkin, dove a ognuno è dato secondo i suoi bisogni indipendentemente dai singoli apporti produttivi.

Con la Fratellanza Internazionale di Bakunin nel 1866 l’anarchismo si diede una struttura politica sovrannazionale che però si esaurì in tentativi organizzativi precari. L’anarchismo ha trovato maggiori adesioni nei Paesi economicamente arretrati, dove il programma di lotta immediata alle strutture esistenti ha spesso saputo suscitare un desiderio di liberazione tra le masse oppresse. Si comprendono così le violenze anarchiche della fine del sec. XIX.

Vittime di questa “propaganda per mezzo del fatto” furono sovrani e capi di Stato, ma i risultati apparvero controproducenti, perché portarono a una repressione che ridusse la consistenza del movimento anarchico. Propagandato da Bakunin, l’anarchismo ebbe vasta diffusione in Italia dal primo decennio postunitario, quando cercò di contendere al mazzinianesimo il consenso dei lavoratori.

Il fallimento delle insurrezioni anarchiche di Bologna (1874) e di Benevento (1877) e il successo in Europa dei partiti socialisti convinsero i capi del movimento operaio ad accantonare i metodi della rivoluzione spontanea immediata. L’anarchismo si ridusse così all’attività di piccoli nuclei raccolti attorno alle figure più rappresentative di Cipriani, Gori, Merlino, Malatesta.

Dopo la I guerra mondiale nacque l’Unione Anarchica Italiana, ispirata da Malatesta. Soffocato dal fascismo, l’anarchismo si è riorganizzato con la Liberazione nella Federazione Anarchica Italiana, sottoposta però a tensioni scissionistiche sfociate nella frattura del 1965.

Nel 1971 la F.A.I. ha ritrovato una più stabile unità per la disponibilità degli iscritti ad accettare decisioni collegiali. Dal 1967-68 una diversa ripresa dei temi dell’anarchismo si è avuta in vari Paesi europei e d’oltreoceano, soprattutto con movimenti giovanili di protesta, che hanno contribuito al fenomeno della contestazione.

 

 

Print Friendly, PDF & Email