UE: da Maastricht a Lisbona

Unione europea

UE: dal Trattato di Maastricht al Trattato di Lisbona

 

Maastricht

Gli anni Novanta furono per l’Europa il decennio di due importanti trattati: il trattato sull’Unione europea (trattato di Maastricht) nel 1993 e il trattato di Amsterdam nel 1999. 

Il trattato sull’Unione europea (7 febbraio 1992), firmato a Maastricht nei Paesi Bassi, stabiliva norme chiare per quanto riguardava la futura moneta unica, la politica estera e di sicurezza e una cooperazione più stretta in materia di giustizia e affari interni. Il trattato, entrato in vigore il 1º novembre 1993, istituì ufficialmente l’Unione europea.

La trasformazione della Comunità in Unione europea fu un passo decisivo verso un’unione più stretta tra i paesi europei, ma incontrò la storica opposizione della Gran Bretagna, timorosa che un’Europa federale avesse il suo nucleo portante nella Germania unificata. 

Dopo la costituzione della Banca centrale europea, nel 1999, l’euro divenne la moneta ufficiale di dodici paesi dell’Unione (alla decisione non aderirono Gran Bretagna, Svezia e Danimarca). Nel gennaio 2002 l’Euro ha affiancato le monete nazionali e nel luglio dello stesso anno le ha sostituite definitivamente.

L’intenzione espressa con il trattato di Maastricht di esprimere una linea comune in politica estera non si è realizzata, poiché di fronte alle grandi crisi internazionali, come la guerra in Iugoslavia negli anni Novanta e in Iraq del 2001, i paesi dell’Unione hanno seguito linee divergenti.

Il trattato di Schengen 

L’area di libera circolazione è entrata progressivamente in vigore a partire dal 1985, data di un accordo di massima concluso da un gruppo di governi europei nella località lussemburghese di Schengen. La prima soppressione effettiva dei controlli alle frontiere è arrivata nel 1996 tra Belgio, Germania, Spagna, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo. Il trattato di Schengen consentì ai viaggiatori di spostarsi tra questi paesi senza controlli dei passaporti alle frontiere. Nel 2021 i paesi che fanno parte dello spazio Schengen sono 26. All’interno di questa zona i cittadini dell’Unione europea e quelli di paesi terzi possono spostarsi liberamente senza essere sottoposti a controlli alle frontiere. Di contro, un volo interno all’Ue che collega uno stato Schengen a uno stato non-Schengen è sottoposto a controlli alle frontiere. La caduta delle frontiere interne ha per corollario il rafforzamento delle frontiere esterne dello spazio Schengen. Gli stati membri che si trovano ai suoi confini hanno la responsabilità di organizzare controlli rigorosi e assegnare all’occorrenza visti di breve durata alle persone che vi fanno ingresso.

Un’Europa sempre più grande

Nel 1995 entrarono a far parte dell’Unione Europea Austria, Finlandia e Svezia. In vista di un ulteriore allargamento dell’Unione europea, il Trattato di Amsterdam, firmato il 2 ottobre 1997 dagli allora 15 paesi membri ed entrato in vigore il 1º maggio 1999, avviò il processo di riforma delle istituzioni e del loro funzionamento. 

Le modifiche del trattato di Amsterdam apparvero poco incisive, soprattutto in vista dell’allargamento dell’UE ai paesi dell’Europa Orientale. Il Trattato di Nizza approvato l’11 dicembre 2000 e firmato il 26 febbraio 2001, riguardava le riforme istituzionali da attuare in vista dell’adesione di altri Stati. È entrato in vigore il 1° febbraio 2003.

L’Unione ha visto successivamente un ulteriore notevole allargamento che ha portato a 27 paesi membri, allo stato attuale : 

  • Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Estonia, Cipro e Malta (2004);
  • Bulgaria e Romania (2007).
  • Croazia (2013)

In un referendum del giugno 2016, il 52% degli elettori del Regno Unito votò a favore dell’uscita dall’Unione europea dopo oltre 40 anni. Il Regno Unito è uscito dall’UE il 31 gennaio 2020. 

(vedi approfondimento: La Brexit).

Paesi membri attuali: 

1958:  Germania; Francia; Italia; Belgio; Lussemburgo; Paesi Bassi.

1973: Danimarca; Irlanda.

1981: Grecia

1986: Portogallo; Spagna.

1995: Austria; Finlandia; Svezia.

2004: Slovacchia; Slovenia; Lettonia; Lituania; Estonia; Malta; Polonia; Repubblica Ceca; Cipro; Ungheria.

2007: Romania; Bulgaria.

2013: Croazia

Regno Unito: entrato nel 1973 – uscito nel 2020

Sono candidati all’adesione anche Turchia, Islanda, Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia.

Dalla Costituzione europea al Trattato di Lisbona.

Nell’ottobre 2004, con lo scopo di consolidare e dare un più efficace assetto all’UE, fu sottoscritto un progetto di Costituzione per l’Unione europea, destinato a sostituire i trattati esistenti. Il testo, tuttavia, fu respinto nel 2005 da due referendum nazionali tenutisi in Francia e nei Paesi Bassi. La Costituzione fu quindi sostituita dal trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il 1° dicembre 2009. Il documento modificava ma non sostituiva i trattati precedenti e introduceva gran parte delle modifiche previste dalla Costituzione. 

Punti salienti del Trattato di Lisbona furono: l’istituzione di un presidente del Consiglio dell’Unione, con un mandato di due anni e mezzo; l’incremento dei compiti dell’Alto rappresentante per gli esteri; la riduzione del numero dei componenti della Commissione; il potenziamento dei compiti del Parlamento; la limitazione del diritto di veto degli Stati membri; l’estensione del voto a maggioranza qualificata; una politica comune su energia e lotta al cambiamento climatico. 

L’art. 6 del Trattato, inoltre, ha riconosciuto alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea valore giuridicamente vincolante. Per divenire effettivo, il Trattato di Lisbona ha richiesto la ratifica da parte dei Parlamenti nazionali e, nel caso dell’Irlanda, un referendum popolare. Respinto una prima volta dalla popolazione irlandese, nel 2008, è stato riproposto e approvato l’anno successivo, ciò che ha consentito l’entrata in vigore del Trattato il 1° dicembre 2009.

 

 

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