Friedrich Engels, Manchester nel 1845

Manchester

Friedrich Engels, Manchester nel 1845

La situazione della classe operaia in Inghilterra 

(Die Lage der arbeitenden Klasse in England nach eigner Anschauung und authentischen Quellen, 1845)

La situazione della classe operaia in Inghilterra è una delle fonti più note per la conoscenza della prima rivoluzione industriale inglese, sulla quale Engels raccolse una grossa mole di materiale documentario. Il libro esamina la formazione del proletariato industriale, i diversi settori di lavoro, le associazioni e i movimenti degli operai, e l’atteggiamento della borghesia nei confronti del proletariato.  La città industriale è una tipologia urbana che non esisteva prima del 1770. Manchester può essere considerata allo stesso tempo come uno dei primi esemplari e come un modello di città industriale. Engels le dedica una lunga descrizione, che occupa circa trenta pagine del suo libro sulla classe operaia inglese. 

 


manchesterSe andiamo oltre, o se con la ferrovia passiamo attraverso il Blackstone Edge, arriviamo alla terra classica in cui l’industria inglese ha realizzato il suo capolavoro, e dalla quale partono tutti i movimenti degli operai, il South Lancashire, col suo centro, Manchester.

Di nuovo abbiamo qui un bel paesaggio collinoso, che partendo dallo spartiacque discende dolcemente ad occidente verso il Mare d’Irlanda, con le incantevoli, verdi vallate del Ribble, dell’Irwell e del Mersey e dei loro affluenti; una terra che ancora cent’anni fa era per la maggior parte null’altro che una palude poco popolata, mentre oggi è disseminata di città e villaggi ed è la regione più densamente popolata d’Inghilterra. Nel Lancashire, e particolarmente a Manchester, l’industria britannica trova al contempo il suo punto di partenza e il suo centro; la Borsa di Manchester è il termometro di tutte le oscillazioni del traffico industriale; la moderna arte della fabbricazione ha raggiunto a Manchester la sua perfezione […]. Poiché dunque Manchester è il tipo classico della moderna città industriale e anche perché la conosco come la mia stessa città natale – e più a fondo della maggior parte dei suoi abitanti – ci soffermeremo più a lungo su di essa […].

Manchester […] si stende sulla riva sinistra dell’Irwell, tra questo fiume e i due fiumi minori, l’Irk e il Medlock, che si gettano qui nell’Irwell.

Sulla riva destra dell’Irwell, cinta da una grande ansa del fiume, si trova Salford, e più a occidente Pendleton; a nord dell’Irwell si trovano Broughton alta e bassa; a nord dell’Irk, Cheetham Hill; a sud del Medlock vi è Hulme, e più a oriente Chorlton-on-Medlock, mentre ancor più distante, press’a poco a est di Manchester, si trova Ardwick. L’intero complesso di edifici è chiamato comunemente Manchester e comprende 400.000 persone, piuttosto più che meno.

La città stessa è costruita in modo singolare e si potrebbe abitarvi per anni e entrarvi e uscirne ogni giorno senza mai venire a contatto con un quartiere operaio o anche soltanto con operai, almeno fino a quando ci si limita a occuparsi dei propri affari o ad andare a passeggio. E ciò deriva principalmente dal fatto che, per un tacito, inconsapevole accordo, come pure per una consapevole ed espressa intenzione, i quartieri operai sono nettamente separati dai quartieri destinati alla classe media, ovvero, dove ciò non è possibile, sono stati coperti con il manto della carità.

Nel centro Manchester ha un quartiere commerciale abbastanza esteso, lungo circa mezzo miglio, e largo altrettanto, composto quasi esclusivamente di uffici e di magazzini (warehouses). In tutto il quartiere non vi sono quasi case d’abitazione, e di notte esso è deserto e solitario, e solamente i poliziotti di guardia con le loro lanterne cieche percorrono le sue strade anguste e buie. Questa zona è attraversata da alcune vie principali, sulle quali si affolla l’immenso traffico, e nelle quali il pianterreno delle case è occupato da eleganti negozi; qua e là in queste vie alcuni dei piani superiori sono abitati, e alla sera fino a tardi vi è una certa animazione.

Ad eccezione del quartiere commerciale, tutta la vera Manchester, tutta Salford e Hulme, una parte notevole di Pendleton e Chorlton, due terzi di Ardwick e singole strisce di Cheetham Hill e di Broughton non sono che un unico quartiere operaio, che, simile ad una fascia larga in media un miglio e mezzo, cinge il quartiere commerciale.

manchesterFuori, oltre questa fascia, abita la media e alta borghesia. La media borghesia in strade regolari nelle vicinanze dei quartieri operai, specialmente a Chorlton e nelle contrade più basse di Cheetham Hill; l’alta borghesia nelle lontane ville con giardino di Chorlton e Ardwick, o sulle ariose colline di Cheetham Hill, Broughton e Pendleton, nella sana, libera aria di campagna, in comode e lussuose abitazioni, dinanzi alle quali passano ogni quarto d’ora o ogni mezz’ora gli omnibus diretti verso la città. Ma il più bello in tutto ciò è che questi ricchi rappresentanti dell’aristocrazia del denaro possono attraversare i quartieri operai, seguendo la strada più diretta per arrivare ai loro uffici al centro della città, senza neppure accorgersi della miseria che si stende tutt’intorno. Infatti lungo i due lati delle strade principali che dalla Borsa conducono in tutte le direzioni fuori di città, si stendono negozi in fila quasi ininterrotta. Queste strade si trovano quindi nelle mani della piccola e media borghesia, la quale se non altro per motivi di interesse mantiene e può mantenere un aspetto più decoroso e pulito. È vero che questi negozi hanno pur sempre un qualche legame con i quartieri che si stendono alle loro spalle, e perciò nel quartiere commerciale e nei pressi dei quartieri della borghesia appaiono più eleganti che non là dove celano i sudici cottages operai; tuttavia sono pur sempre sufficienti a nascondere ai ricchi signori e alle ricche dame, dallo stomaco forte e dai nervi deboli, la miseria e il sudiciume che costituiscono il complemento della loro ricchezza e del loro lusso […]. 

Aggiungerò che gli stabilimenti industriali sono disposti quasi tutti lungo i tre fiumi o i diversi canali che si diramano per la città, e passo quindi direttamente a descrivere i quartieri operai.

Ecco in primo luogo la città vecchia di Manchester, che si stende tra il margine settentrionale del quartiere commerciale e l’Irk. Qui le strade, anche le migliori, sono strette e tortuose, – come Todd Street, Long Millgate, Withy Grove e Shude Hill, – le case sporche, vecchie e cadenti, mentre l’aspetto delle strade laterali è assolutamente orribile. Giungendo a Long Millgate dalla Chiesa Vecchia, si ha subito a destra una fila di case antiquate, nelle quali neppure uno solo dei muri frontali è rimasto diritto; sono i resti della vecchia Manchester preindustriale, i cui antichi abitanti si sono trasferiti con i loro discendenti in quartieri meglio costruiti, lasciando le case, divenute per essi troppo misere, ad una razza di operai fortemente mescolata con sangue irlandese. Qui siamo realmente in un quartiere quasi dichiaratamente operaio, poiché anche i negozi e le osterie non si prendono la briga di apparire un po’ puliti. Ma questo non è ancor nulla a paragone delle viuzze e dei cortili che si stendono dietro, e ai quali si arriva attraverso stretti passaggi coperti, sotto i quali non possono passare neppure due persone l’una accanto all’altra. È difficile immaginare la disordinata mescolanza delle case, che si fa beffe di ogni piano urbanistico razionale, il groviglio per cui sono letteralmente addossate le une alle altre. E la colpa non è soltanto degli edifici sopravvissuti ai vecchi tempi di Manchester: in tempi più recenti la confusione è stata portata al massimo, poiché dovunque si è trovato un pezzetto di spazio tra le costruzioni dell’epoca precedente, si è continuato a costruire e a rappezzare, fino a togliere tra le case anche l’ultimo pollice di terra libera ancora suscettibile di essere utilizzata […]. 

In basso scorre, o meglio ristagna l’Irk, un corso d’acqua stretto, nerastro, puzzolente, pieno di immondizie e di rifiuti che riversa sulla riva destra, più piatta.

Con il tempo asciutto su questa riva resta una lunga fila di ripugnanti pozzanghere fangose, verdastre, dal cui fondo salgono continuamente alla superficie bolle di gas mefitici che diffondono un puzzo intollerabile anche per chi sta sul ponte, quaranta o cinquanta piedi sopra il livello dell’acqua. Per di più ad ogni passo il flusso delle acque è ostacolato da alti sbarramenti, dietro i quali si depositano e imputridiscono in grandi quantità il fango e i rifiuti. In capo al ponte stanno grandi concerie, più sopra ancora tintorie, mulini per polverizzare ossa, e gasometri, i cui canali di scolo e rifiuti si riversano tutti nell’Irk, che raccoglie inoltre anche il contenuto delle attigue fognature e latrine. È facile immaginare, dunque, di quale natura siano i depositi che il fiume lascia dietro di sé. A piè del ponte si vedono le macerie, l’immondizia, il sudiciume e i rifiuti dei cortili che s’affacciano sulla ripida riva sinistra; ogni casa è addossata all’altra e, per l’inclinazione della riva, si vede un pezzo di ciascuna: tutte nere di fumo, sgretolate, vecchie, con le intelaiature e i vetri delle finestre in pezzi. Lo sfondo è formato da vecchi stabilimenti industriali simili a caserme. Sulla riva destra, più pianeggiante, vi è una lunga serie di case e di fabbriche; già la seconda casa è diroccata, senza tetto, piena di macerie, e la terza è così bassa che il piano inferiore è inabitabile e quindi sprovvisto di finestre e di porte. Qui lo sfondo è costituito dal cimitero dei poveri, dalle stazioni ferroviarie per Liverpool e Leeds, dietro alle quali sorge la casa di lavoro, la «Bastiglia della legge sui poveri» di Manchester, che come una cittadella guarda minacciosa dall’alto di una collina, dietro alte mura e merli, verso il quartiere operaio che si trova di fronte.

Oltre Ducie Bridge la riva sinistra diviene più pianeggiante e quella destra più ripida, ma lo stato delle abitazioni su entrambe le rive peggiora piuttosto che migliorare.

Se dalla strada principale – ancora sempre Long Millgate – si volta a sinistra, si è perduti: da un cortile si finisce nell’altro, si continua a svoltare angoli, vicoli, passaggi, finché dopo pochi minuti si perde l’orientamento e non si sa più da quale parte voltarsi. Dappertutto edifici in parte o del tutto diroccati, – alcuni sono effettivamente disabitati, il che dice tutto in questi posti, – raramente le case hanno un pavimento di tavole o di pietra, e quasi sempre finestre e porte a pezzi, o sconnesse, e che sudiciume! Mucchi di detriti, rifiuti e immondizie dovunque; pozzanghere permanenti al posto dei rigagnoli, e un puzzo che da solo basterebbe a rendere intollerabile a ogni uomo appena civile la vita in questo quartiere. Il nuovo tronco della ferrovia per Leeds, che attraversa l’Irk in questo punto, ha sì spazzato via una parte dei cortili e dei vicoli, ma in compenso ne ha messo a nudo molti altri. 

F. Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra, in K. Marx, F. Engels, Opere complete, vol. IV, Editori Riuniti, Roma 1972, pp. 278-291.

 

Friedrich Engels

Nacque a Barmen (Wuppertal) nel 1820, primogenito di un ricco industriale tessile. Vincolato suo malgrado all’attività familiare, assunse le vesti atipiche di imprenditore-rivoluzionario, volgendo la sua lunga consuetudine con il proletariato urbano in critica della società capitalistica e in organizzazione della lotta politica contro di essa. Dopo il ginnasio si trasferì a Brema e poi a Berlino (1841), dove iniziò a collaborare alla “Gazzetta renana”, di cui conobbe il direttore, Karl Marx, diventandone in seguito amico. A compimento della sua formazione imprenditoriale fu inviato dal padre a Manchester, nel cotonificio Ermen & Engels, appunto di comproprietà paterna: questo primo soggiorno inglese si trasformò in un’occasione per raccogliere una vasta documentazione sulla composizione del proletariato britannico, da cui sarebbe poi nato La situazione della classe operaia in Inghilterra, scritto al ritorno in Germania e pubblicato nel 1845. La collaborazione con Marx prese avvio con gli interventi sugli “Annali franco-tedeschi”, pubblicati a Parigi nel 1844, e continuò con opere di critica filosofica (La sacra famiglia, 1844, e L’ideologia tedesca, 1845-46) e con la redazione de Il manifesto del partito comunista (1848). Partecipò alla rivoluzione tedesca degli anni 1848-49, fallita la quale riparò in Inghilterra, riprendendo l’attività industriale e, a partire dal 1864 (Prima internazionale), la militanza politica, quale figura di primo piano del socialismo. Morì nel 1895.

 

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