I problemi post unitari

BrigantiI problemi post unitari

La politica della Destra storica

Dal 1861 al 1876 al governo furono nominati uomini della cosiddetta Destra storica, moderati e conservatori che si consideravano eredi politici di Cavour e che avviarono il processo di unificazione istituzionale del paese.

Il processo di unificazione nazionale si realizzò in un primo tempo attraverso un’estensione della legislazione piemontese. Lo schieramento conservatore al governo subordinò al sistema dei prefetti gli ordinamenti del potere locale (legge Rattazzi). La grande influenza del modello statale francese suggerì di preferire un sistema di governo molto centralizzato. Inoltre, il governo tentò di estendere l’istruzione (legge Casati) e mise in vendita i beni ecclesiastici; ma soprattutto si preoccupò di dotare il paese della necessaria base infrastrutturale, attraverso la costruzione di una fitta rete ferroviaria nazionale. In campo economico la Destra attuò una politica di libero scambio (liberismo) e suo obiettivo principale fu quello del pareggio del bilancio dello Stato. Il ministro delle Finanze Sella vi riuscì nel 1875, attraverso una severa azione fiscale, che comportò il ripristino dell’impopolare tassa sul macinato, che fu causa di malcontento e di rivolte popolari.

La questione meridionale

Nel corso degli anni ’60 si fece strada la consapevolezza dell’arretratezza in cui si trova il Meridione rispetto al Settentrione del paese. Il fenomeno del brigantaggio, tra il 1860 e il 1865, e una rivolta popolare a Palermo, scoppiata nel 1866, mostrarono il disagio delle popolazioni meridionali. La vendita delle terre demaniali ed ecclesiastiche subirono forti ritardi, mentre l’introduzione nel 1868 della tassa sul macinato e della leva obbligatoria rese impopolare il nuovo Stato italiano.

La questione cattolica

Il governo italiano, fedele all’ideale risorgimentale di delineare una “libera Chiesa in libero Stato”, il 13 maggio 1871 varò la legge delle guarentigie che offrì un sistema di garanzie alla Chiesa, ma le rigide posizioni del papa Pio IX non giovarono al dialogo tra laici e cattolici, tanto più che egli vietò ai cattolici di partecipare alla vita politica (non expedit).

 

 

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