Divisione della Germania, muro di Berlino, riunificazione

guerra fredda

La divisione della Germania, il muro di Berlino, la riunificazione tedesca

 

La divisione della Germania

BerlinoDopo la capitolazione della Germania nazista l’8 maggio 1945, le potenze vincitrici della Seconda Guerra mondiale, come concordato nel febbraio a JALTA e nel luglio-agosto a POTSDAM, decisero di dividere la Germania e la stessa capitale Berlino in quattro zone d’occupazione, controllate da Americani, Inglesi, Francesi e Sovietici. Berlino si trovava all’interno della zona sovietica. Tuttavia, gli accordi di Potsdam prevedevano la ricostituzione di una Germania unita, denazificata e sottoposta a qualche forma di controllo internazionale.

Dal 1947 le tre zone controllate dalle potenze occidentali si fusero in un’unica realtà amministrativa e cominciò ad affermarsi l’ipotesi della definitiva divisione della Germania e dell’integrazione della parte occidentale nel sistema politico ed economico euro-atlantico. Gli Stati Uniti estesero il Piano Marshall alla Germania occidentale e fu varata una riforma monetaria che prevedeva l’introduzione del nuovo marco.

I Russi, dopo avere introdotto il loro marco e averne chiesto l’adozione anche a Berlino Ovest, nel giugno del 1948 interruppero il traffico ferroviario, terrestre e fluviale tra la città e la Germania occidentale, ma con un ponte aereo gli occidentali rifornirono Berlino con circa 8000 tonnellate di merci al giorno. Il BLOCCO DI BERLINO fu interrotto il 12 maggio 1949.

Con la fine di fatto dell’Amministrazione quadripartita e la nascita di lì a poco della Repubblica Federale Tedesca, la divisione della Germania e di Berlino si sarebbe cristallizzata per i successivi cinquant’anni.

Conclusi i lavori dell’Assemblea costituente che aveva elaborato il testo della Legge Fondamentale, base costituzionale per il futuro Stato tedesco occidentale, la Repubblica Federale Tedesca (RFT) nacque il 7 settembre 1949 sotto la guida di Konrad Adenauer, leader dell’Unione cristiano-democratica. Viceversa, il 7 ottobre 1949 nacque la Repubblica Democratica Tedesca (RDT) sotto la guida di Otto Grotewohl, leader del Partito comunista, SED.

La parte occidentale del Paese fu retta da un governo sostenuto dagli Stati Uniti, mentre quella orientale cadde sotto l’influenza dell’Unione Sovietica. Inizialmente ai cittadini di Berlino era permesso di circolare liberamente in tutti i settori, ma con lo sviluppo della Guerra fredda i movimenti vennero limitati. Il confine tra Germania Est e Germania Ovest venne chiuso nel 1952 e l’attrazione dei settori occidentali di Berlino per i cittadini della Germania Est aumentò. Berlino, divisa anch’essa in due parti, vide la fuga dalla Repubblica Democratica verso quella Federale, di molti cittadini, attratti dalla prospettiva di una maggiore libertà e di migliori condizioni di vita. Per impedire tali fughe, nel 1961 il governo tedesco orientale fece erigere un muro che divideva a metà Berlino.

Il muro di Berlino

Il Muro di Berlino (ovvero Antifaschistischer Schutzwall, Barriera di protezione antifascista) fu un sistema di  fortificazioni fatto erigere dal governo della Germania Est (Repubblica Democratica Tedesca) per impedire la libera circolazione delle persone da e soprattutto verso Berlino Ovest (Repubblica Federale Tedesca).

Esso fu considerato il simbolo della divisione della Germania e massima espressione della cosiddetta cortina di ferro che divideva l’Europa sotto influenza sovietica da quella sotto influenza americana durante la guerra fredda.

guerra freddaPer fermare l’esodo dalla Germania est, il regime “comunista” iniziò la costruzione di un muro attorno ai tre settori occidentali, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961. Inizialmente la barriera di confine consisteva di filo spinato, ma dal 15 agosto furono utilizzati elementi prefabbricati di cemento e di pietra, costruendo un vero e proprio muro.

Esso circondò completamente Berlino Ovest e trasformò i tre settori occidentali in un territorio interamente chiuso all’interno dei territori orientali. Il muro era lungo più di 155 km. Dopo la costruzione iniziale, venne regolarmente migliorato.

Alla fine, tra Berlino Ovest e Berlino Est la frontiera fu fortificata militarmente da due muri paralleli di cemento armato, separati dalla cosiddetta “striscia della morte“, larga alcune decine di metri.

Dalla sua costruzione alla sua caduta furono uccise dalla polizia di frontiera della DDR oltre 100 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest, senza contare i fuggiaschi catturati.

guerra freddaIl primo a saltare fu il 19enne Conrad Schumann, sottufficiale della NVA, l’esercito della DDR: a mezzogiorno del 15 agosto 1961, mentre srotolava filo spinato, fuggì verso Ovest.

Il primo a morire fu Rudolf Urban, 47enne: nel disperato tentativo di fuggire dal suo appartamento in Bernauer Strasse morì cadendo dalla finestra. Tre giorni dopo la stessa sorte toccò a Ida Siekmann.

Il 17 agosto 1962 morì Peter Fechter, 18enne apprendista muratore. Il giovane tentò di scappare con un amico scavalcando il muro nella Zimmerstrasse.

Fu colpito alle spalle dalla polizia di frontiera dell’Est, mentre s’arrampicava, con 21 colpi d’arma da fuoco e morì dissanguato. Rimase 50 minuti nella zona di frontiera, terra di nessuno, senza ricevere soccorso. Centinaia di Berlinesi assistettero impotenti allo strazio del giovane morente, mentre il suo amico riuscì a fuggire.

Il Checkpoint Charlie, posto tra settore sovietico e settore americano, fu creato nell’agosto del 1961 in seguito alla costruzione del muro di Berlino. Esso era un importante posto di blocco che permetteva il transito del personale militare delle forze alleate, del personale militare sovietico di collegamento, del personale diplomatico e dei visitatori stranieri..

guerra freddaguerra freddaLe potenze occidentali ebbero altri due posti di blocco, a Helmstedt (Checkpoint Alpha) sul confine tra Germania Est e Ovest e a Dreilinden (Checkpoint Bravo) sul confine sud di Berlino Ovest.

L’urbanistica della città fu sconvolta, poiché essa fu tagliata in due orizzontalmente. Interi quartieri furono divisi nettamente (in Bernauer Strasse nel Mitte i dirimpettai, dal 13 agosto, vivevamo in settori differenti e le loro finestre diventarono il confine).

Il sistema di trasporti fu spezzato: 8 linee della S-Bahn e 4 della U-Bahn interrotte (a est chiuse 13 delle 33 stazioni metropolitane), 67 strade bloccate. Così pure la linea telefonica (fino al 1972).  Il muro divise in due la città di Berlino per 28 anni, dal 13 agosto del 1961 fino al 9 novembre 1989.

Gorbačëv e La crisi del polo sovietico

guerra freddaL’11 marzo 1985 Michail Gorbačëv divenne Segretario Generale del PCUS e diede inizio all’interno dell’URSS a una politica di riforme, con l’approvazione, durante il ventisettesimo congresso del PCUS (febbraio del 1986), della Glasnost‘, della Perestrojka e dell’Uskorenie (accelerazione dello sviluppo economico).

La nuova politica di Gorbačëv contribuì in modo determinante alla fine della Guerra Fredda, arrestando la corsa agli armamenti tra USA e URSS e diminuendo grandemente il rischio di un conflitto nucleare.

L’11 ottobre 1986, Gorbačëv e il presidente statunitense Ronald Reagan si incontrano a Reykjavík per discutere la riduzione degli arsenali nucleari. L’anno successivo fu firmato il Trattato INF, che portò all’eliminazione delle armi nucleari a raggio intermedio in Europa.

Polonia, Cecoslovacchia, Romania

Anche nei paesi europei del Patto di Varsavia iniziò presto a spirare il vento del cambiamento All’inizio del 1989 in Polonia fu legalizzata Solidarnosc. In primavera era cambiato il regime in Ungheria e il paese aveva aperto le proprie frontiere con l’Austria il 23 agosto 1989, dando così la possibilità di espatriare in occidente ai Tedeschi dell’Est che si trovassero in altri paesi dell’Europa orientale.

Presto un cambiamento radicale sarebbe avvenuto anche a Praga, dove Vaclav Havel si apprestava a diventare presidente della Cecoslovacchia. Alla fine di quell’anno, il 25 dicembre, in Romania i militari preposti alla difesa del sistema socialista avrebbero arrestato e giustiziato Nicolae ed Elena Ceausescu.

Nella Germania dell’Est la situazione per il governo della RDT era critica: da mesi erano in corso proteste di massa contro il regime. Nell’ottobre del 1989, a Lipsia, in Germania Est, scesero in piazza circa 250 mila persone. Il leader della Germania Est, Erich Honecker, in carica dal 1971, si dimise il 18 ottobre. I suoi successori, spaventati dalle proteste, tentarono di fare alcune concessioni ai manifestanti nel tentativo di mantenere in vita il regime.

La conferenza stampa di Günter Schabowski

guerra freddaIl Politburo della SED approvò il 9 novembre una nuova regolamentazione dei viaggi all’estero più permissiva, la cui entrata in vigore era prevista per il giorno successivo. Tuttavia, Günter Schabowski, il dirigente incaricato di tenere una conferenza stampa in merito, non era stato presente alla riunione del Politburo in cui si era discusso della nuova misura, perciò conosceva le deliberazioni adottate in modo approssimativo. Nel corso della conferenza stampa, pressato dai giornalisti, fece dichiarazioni che, presumibilmente contro le sue intenzioni, contribuirono non poco alla caduta del muro. La sera del 9 novembre verso le 18.50 Schabowski, di fronte ai giornalisti, aveva elencato una serie di piccole modifiche e provvedimenti, annunciando tra l’altro aperture relative ai viaggi con un allentamento delle restrizioni.

Iniziarono le domande dei giornalisti e, preso un po’ alla sprovvista, Schabowski decise di leggere ad alta voce il testo ricevuto da Egon Krenz, segretario della SED: “le richieste per spostamenti all’estero da parte di privati cittadini possono ora essere avanzate senza i requisiti precedentemente in vigore (dimostrando la necessità del viaggio o provate ragioni familiari). Le autorizzazioni di viaggio saranno rilasciate a breve.”

Immediatamente Schabowski fu messo sotto pressione da tutti i giornalisti presenti, che gli chiesero se le nuove regole si applicassero anche a Berlino e Schabowski rispose, con qualche incertezza, di sì.

A questo punto il giornalista dell’ANSA Riccardo Ehrman (secondo alcuni fu invece il giornalista della Bild Peter Brinkmann) gli chiese: wann tritt das in Kraft? Quando entrerà in vigore? Schabowski, sempre più confuso, tornò a scrutare le sue carte e rispose: «Per quanto ne so… da subito, immediatamente».

https://www.la7.it/atlantide/video/9-novembre-1989-lannuncio-a-sorpresa-di-günter-schabowski-funzionario-della-ddr-si-può-attraversare-11-04-2019-268632

https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=b3qVjwzgC2A&feature=emb_logo

Quelle parole divennero i titoli dei telegiornali della sera in tutta la Germania occidentale. In breve la notizia si diffuse anche a Est. Entro sera una folla gigantesca si radunò davanti ai checkpoint del Muro di Berlino. La domanda che circolava era se il Muro sarebbe finalmente caduto.

Il checkpoint Bornholmer Strasse

guerra freddaLa sera del 9 novembre il tenente colonnello della guardia di frontiera Harald Jäger sentì al notiziario Schabowski contraddirsi, annunciando prima che sarebbe stato possibile viaggiare verso Ovest dopo aver ottenuto appositi documenti, poi che sarebbe stato possibile farlo fin da subito. Jäger raggiunse il suo posto di confine, il checkpoint di Bornholmer Strasse, e lungo la strada guardò preoccupato i capannelli di persone che si stavano formando e che si dirigevano verso il confine.

Qualcuno si avvicinò al posto di guardia e chiese se fosse possibile attraversare. Jäger chiamò i suoi superiori e chiese indicazioni. Gli fu ordinato di rimandare indietro chiunque non avesse i documenti di viaggio per poter attraversare il confine. La folla davanti a Bornholmer Strasse si fece sempre più grande e rumorosa. Jäger chiamò di nuovo i suoi superiori ma nessuno sapeva cosa fare e dal governo non arrivavano né ordini né istruzioni. Alle 23.30 la folla era oramai incontrollabile e Jäger prese l’unica decisione che a quel punto gli sembrava possibile: diede ordine di aprire i varchi tra Berlino est e Berlino ovest.

Immediatamente una folla composta da decine di migliaia di persone si riversò dall’altro lato, accolta dagli abitanti di Berlino ovest. Molti cittadini dell’Est si arrampicarono sul muro e lo superarono, in un’atmosfera festosa. Durante le settimane successive piccole parti del muro furono demolite e portate via dalla folla e dai cercatori di souvenir.

La riunificazione tedesca

guerra freddaLa caduta del muro di Berlino aprì la strada alla riunificazione tedesca,che fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990.

Il 13 novembre Hans Modrow divenne presidente del Consiglio dei ministri della DDR e il 9 dicembre un congresso straordinario della SED elesse presidente Gregor Gysi, assumendo il nome di Partito del Socialismo Democratico.

Kohl (capo del governo RFT) e Modrow (capo del governo RDT) avviarono trattative sulla riunificazione delle due Germanie. Modrow propose un piano per una riunificazione graduale della Germania in forma confederale.

Il 18 marzo1990 si svolsero nella RDT le elezioni politiche, che videro il successo della coalizione Alleanza per la Germania (CDU della Germania Est e altri partiti), capeggiata da Lothar de Maizière. Il 12 aprile entrò in carica il governo de Maizière che accolse la prospettiva, fortemente voluta da Kohl, di una riunificazione in tempi brevi.

Un passaggio fondamentale in vista della riunificazione fu l’entrata in vigore, il 1º luglio 1990, del Trattato sull’unione monetaria, economica e sociale (Währungs-, Wirtschafts- und Sozialunion) tra i due Stati, che prevedeva un’unica moneta, il marco, per le due Germanie.

Il 12 settembre fu firmato il Trattato sullo stato finale della Germania e la riunificazione tedesca avvenne ufficialmente il 3 ottobre 1990. I territori della Repubblica Democratica Tedesca furono incorporati nella Repubblica Federale Tedesca, per poi costituirsi in cinque nuovi Länder (“stati federati”): Meclemburgo-Pomerania Anteriore, Brandeburgo, Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia. Lo stato riunificato mantenne il nome che era della Germania Ovest, ovvero Repubblica Federale Tedesca.

Più che di una riunificazione tra i due stati tedeschi si trattò dell’annessione da parte della Germania Ovest dei cinque Länder della Germania Est e di Berlino Est, con l’estensione della Grundgesetz, la Legge fondamentale della Repubblica Federale Tedesca a questi territori. Tale scelta velocizzò la riunificazione tra i due stati (evitando così l’elaborazione di una nuova costituzione e la sottoscrizione di nuovi trattati internazionali) ma suscitò nei Tedeschi dell’Est il diffuso sentimento di essere stati occupati o annessi. L’alternativa sarebbe stata quella di una formale riunificazione tra due Stati indipendenti, in vista della stesura di una nuova costituzione per la Germania unificata.

guerra freddaLe elezioni pantedesche del dicembre 1990 diedero una salda maggioranza alla coalizione formata dalla CDU-CSU e dal Partito liberale, che ottennero 398 seggi contro i 239 del Partito socialdemocratico. Kohl, principale artefice della riunificazione, fu confermato cancelliere. Il 20 giugno 1991 il Bundestag decise di riportare la capitale del paese riunificato a Berlino. Nel settembre 1999 il parlamento tornò nella sede del Reichstag ristrutturato.

La Germania riunificata rimase un paese membro della NATO, della Comunità economica europea e successivamente dell’Unione europea). La riunificazione tedesca appare come un evento essenziale per la successiva integrazione europea (a partire dal Trattato di Maastricht firmato il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1º novembre 1993) e per l’adozione dell’euro come valuta comune a numerosi Paesi del continente.

Le conseguenze della riunificazione

L’unificazione monetaria, con la definizione di un tasso di cambio alla pari da parte di Helmut Kohl, che comportò una rivalutazione del cambio pari al 450%, ebbe per la Germania dell’Est conseguenze per certi versi drammatiche. Nell’ottobre 1990 la produzione industriale dell’Est era dimezzata rispetto all’anno precedente. Dal primo luglio 1990, giorno dopo giorno si persero decine di migliaia di posti di lavoro. Molte industrie chiusero i battenti e la disoccupazione aumentò enormemente. Il costo economico e sociale della riunificazione fu aggravato dalla situazione critica in cui già si trovavano molti settori produttivi della DDR. La Germania riunificata decise ingenti trasferimenti finanziari verso i Länder orientali, che ridussero in parte le conseguenze negative delle scelte economiche compiute. Le banche e le casse di risparmio tedesco-orientali furono svendute a gruppi bancari tedesco-occidentali, che ne trassero enormi profitti. Le grandi compagnie d’assicurazione (come Allianz) fecero lo stesso, acquistando a cifre irrisorie l’intero sistema assicurativo tedesco-orientale. Analoga procedura fu applicata alla rete elettrica e alla stampa.

Molti Tedeschi dell’Est emigrarono verso Ovest, alla ricerca di migliori condizioni di vita. Tale flusso migratorio ha fortemente contribuito a determinare un calo della popolazione nei territori della ex Germania Est, con l’unica eccezione di Berlino. Dalla caduta del muro, milioni di tedeschi si sono trasferiti dalle regioni orientali a quelle occidentali, provocando una vera a propria “crisi demografica”: 3,68 milioni “in fuga” tra il 1991 e il 2007. La popolazione delle regioni ex-DDR è scesa al livello del 1905.

La caduta del muro ebbe anche l’effetto di accelerare la crisi dell’Unione Sovietica. Le riforme in senso democratico introdotte da Gorbačëv portarono nel 1991 al risultato, da lui non voluto, della dissoluzione dell’Unione Sovietica, e all’indipendenza delle repubbliche che ne facevano parte. .

Nell’arco di poco più di 2 anni si verificarono eventi rigorosamente imprevisti: il crollo del Muro (9 novembre 1989); l’unificazione tedesca (3 ottobre 1990), la rinascita della Russia per decomposizione dell’Unione Sovietica (25-26 dicembre 1991).

 

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