La Seconda Rivoluzione industriale

Ottocento

La seconda Rivoluzione industriale

 

La diffusione dell’industrializzazione

Nel corso dell’Ottocento l’industrializzazione si estese dall’Inghilterra verso altri paesi: nella prima metà del secolo furono interessate soprattutto le aree dell’Europa nord-occidentale, più ricche di risorse energetiche (giacimenti di carbone), come il Belgio e alcune aree della Francia e della Germania, mentre il resto dell’Europa fu coinvolto in misura limitata. L’industrializzazione della Germania iniziò verso la metà dell’Ottocento ed ebbe il suo centro nel bacino della Ruhr, ricchissimo di carbone. Solo nella seconda metà del secolo il processo si estese al resto dell’Europa e al Giappone, mentre gli Stati uniti si avviarono a diventare la prima potenza economica mondiale. A causa della sua arretratezza economica e della sua divisione politica, in Italia l’industrializzazione ebbe uno sviluppo ritardato.

Prima e Seconda rivoluzione industriale.

La Prima rivoluzione industriale, con epicentro in Inghilterra, fu la rivoluzione del cotone, del carbone, del ferro e della macchina a vapore, la seconda fu la rivoluzione dell’acciaio, della chimica, dell’elettricità e, sul finire del secolo, del motore a combustione interna.

In quella che è stata definita la Seconda rivoluzione industriale si possono riscontrare profondi cambiamenti rispetto ai decenni precedenti: alla fase liberista che caratterizza la prima fase di sviluppo capitalistico, dominata dalla Gran Bretagna, ne seguì un’altra in cui le potenze europee applicarono in misura crescente misure protezionistiche e in cui l’antagonismo fra le nazioni si accentuò. Dal 1850 in poi, si ebbe in Europa e negli Stati Uniti uno sviluppo tecnologico senza precedenti, che assicurò ai paesi Occidentali la supremazia in tutto il mondo. 

Le innovazioni tecnologiche furono strettamente connesse alla ricerca scientifica, finanziata dagli industriali, dal sistema bancario e dallo Stato per il miglioramento del sistema produttivo. I settori in cui si ebbero i maggiori risultati furono quello siderurgico e metallurgico, quello chimico e quello elettrico.

L’acciaio, la siderurgia e il motore a scoppio.

La produzione e l’utilizzo dell’acciaio mediante nuovi procedimenti, fu un elemento di grande importanza. Le invenzioni dei processi Bessemer (1856), Martin-Siemens (1864) e Gilchrist-Thomas (1878) fecero notevolmente diminuire i costi e consentirono un maggiore utilizzo dell’acciaio, più resistente del ferro e più elastico della ghisa. 

Nella seconda metà dell’Ottocento, la disponibilità di acciaio a buon mercato fu di fondamentale importanza per tutti i settori dell’economia europea. In quindici anni, tra il 1865 e il 1880, la produzione inglese di acciaio quasi quintuplicò, arrivando a più di mille tonnellate l’anno. Un analogo progresso si verificò in Germania e in Francia. 

La costruzione di una vasta rete ferroviaria in Europa (circa 70.000 chilometri di strade ferrate, soprattutto in Francia e in Germania) costituì uno stimolo fondamentale per l’industria siderurgica e diede impulso al processo di industrializzazione europea.

La maggiore disponibilità di energia e di acciaio permise un forte sviluppo dell’industria meccanica, per la quale fu determinante l’invenzione del motore a scoppio (tra il 1876 e il 1890). Grazie a esso fu possibile costruire le prime automobili, la cui produzione industriale si sviluppò con l’invenzione dei pneumatici di gomma (inventati dallo scozzese John Dunlop). La diffusione dell’auto sarà rapidissima: nel 1913 la Renault produceva 50.000 vetture l’anno; nel 1919 la Ford costruì circa un milione di vetture. Il motore a scoppio permise anche la nascita dell’aviazione, che vide il prevalere dell’aeroplano sul dirigibile.

La nascita dell’industria chimica

Nel campo della chimica vi fu la scoperta di nuovi prodotti come fertilizzanti, coloranti sintetici, ammoniaca, dinamite, soda e prodotti farmaceutici quali cloroformio, disinfettanti e analgesici. Alla fine dell’Ottocento un altro settore in grande espansione fu quello dei derivati della cellulosa, come l’esplosivo alla nitrocellulosa, le vernici, le pellicole fotografiche e le prime fibre tessili artificiali, quali la viscosa.

Fonti di energia

Nella seconda metà dell’Ottocento l’uso della macchina a vapore ebbe una forte espansione. In Gran Bretagna si passò da una capacità totale di 1.300.000 cavalli-vapore nel 1850 a una di 13.700.000 nel 1896, in Germania da 260.000 a 8.000.000 e in Francia da 270.000 a quasi 6.000.000 di cavalli-vapore. Un numero sempre maggiore di macchine a vapore fu utilizzato come forza motrice per locomotori e piroscafi.

Una fonte di energia molto importante, che iniziò a sostituire in taluni settori il carbone, fu il petrolio. Utilizzato inizialmente per l’illuminazione, fu impiegato come carburante per i motori a scoppio e con l’invenzione del motore Diesel (1897) esso acquistò un peso fondamentale. Il primo pozzo di estrazione del petrolio fu scavato nel 1859 negli Stati Uniti, che nel 1913 producevano i due terzi del greggio estratto nel mondo. Tuttavia, il carbon fossile fu ancora per lungo tempo prevalente in molti settori.

L’energia elettrica.

Uno degli aspetti più importanti della Seconda rivoluzione industriale fu l’impiego dell’elettricità nell’industria. A renderlo possibile fu in primo luogo la messa a punto della dinamo (1872), una macchina capace di trasformare l’energia meccanica in energia elettrica. L’utilizzo delle cascate e dei corsi d’acqua per produrre elettricità e la possibilità di trasportare a distanza l’energia prodotta furono decisivi.

Tra i crescenti impieghi della nuova forma di energia vi furono:

  • l’illuminazione (nel 1879 l’americano Thomas Edison inventò la lampada a incandescenza);
  • il telegrafo elettrico (sperimentato per la prima volta nel 1833 da Samuel Morse) e la telegrafia senza fili (Guglielmo Marconi effettuò nel 1901 la prima trasmissione radio attraverso l’Atlantico);
  • il telefono (sperimentato nel 1856 da Antonio Meucci e brevettato nel 1876 da Alexander Graham Bell);
  • il cinematografo (fratelli Lumière, 1895).

L’affermazione della borghesia e la classe operaia

L’estendersi dell’industrializzazione produsse profondi cambiamenti sul piano sociale, con l’emergere della borghesia, che divenne nel corso dell’Ottocento la classe dominante sia sul piano economico sia su quello politico e ideologico in larga parte d’Europa. Nei paesi industrialmente avanzati la borghesia controllava i mezzi di informazione e impose forme statali e di governo che ne rappresentavano gli interessi.

Contemporaneamente crebbe anche la classe operaia, che lavorava nelle fabbriche, dapprima dal punto di vista numerico, poi anche sul piano organizzativo. Nacquero i sindacati (in Inghilterra le Trade Unions), che si proponevano di ottenere aumenti salariali e di migliorare le condizioni di lavoro degli operai. I lavoratori si organizzarono anche sul piano politico, dando vita a partiti che li rappresentavano e che rivendicavano il diritto di organizzazione sindacale e politica e l’estensione del diritto di voto.

All’interno del movimento operaio si delinearono diversi orientamenti e conflitti, come quello tra anarchici e socialisti, nel periodo della Prima  Internazionale. Dopo la crisi di quest’ultima, verso la fine dell’Ottocento nacquero nei paesi europei i partiti socialisti che diedero vita nel 1889 alla Seconda Internazionale. 

All’interno dei partiti socialisti vi fu poi una divisione tra la tendenza “rivoluzionaria”, che si poneva come obiettivo un ribaltamento della società borghese da parte della classe operaia, e quella “riformista”, che si proponeva di ottenere graduali riforme e cambiamenti per via legale.

La società di massa

L’espressione “società di massa” si riferisce a un profondo cambiamento della società che avviene nei paesi economicamente più avanzati a cavallo dei secoli XIX e XX. Strati sempre più ampi di popolazione furono coinvolti nei vari settori della vita quotidiana: dall’economia alla politica, alle attività culturali. Il fenomeno cominciò ad affermarsi in Europa e in Nord America, quando l’industrializzazione trasformò i modi di produzione e gli stili di vita. 

Grazie all’introduzione dei fertilizzanti e di nuovi metodi di conservazione dei cibi aumentarono le risorse alimentari. Si diffusero i cibi in scatola, conservabili a lungo, e la tecnica della pastorizzazione, inventata dal francese Louis Pasteur per migliorare la conservazione dei liquidi (latte, vino, birra). Si diffusero nuovi beni, come l’automobile, la lampadina, il grammofono. Nel 1876 Alexander Graham Bell depositò il brevetto del telefono, e per molti anni ne è stato considerato l’inventore. Ma l’italiano Antonio Meucci, emigrato a New York, già nel 1854 aveva costruito il primo prototipo. Nel 1895 Guglielmo Marconi sperimentò per la prima volta il telegrafo senza fili. I fratelli Lumière, sfruttando i progressi della tecnica fotografica nata nella prima metà dell’Ottocento, inventarono la prima cinepresa che nel 1895 permise loro di proiettare il primo film della storia. Una delle prime pellicole realizzate dai fratelli Lumière fu L’arrivo del treno alla stazione di La Ciotat, del 1896.

Soprattutto per le classi più agiate, il periodo tra la fine dell’Ottocento e lo scoppio della Prima guerra mondiale (1914) fu quello della Belle époque (bella epoca), un’epoca allietata da molte novità, nuovi prodotti e invenzioni. La possibilità di avere nuovi beni di consumo si accompagnò alla nascita e al peso crescente della pubblicità, finalizzata a far crescere la domanda di merci. Tuttavia, la maggior parte della popolazione poteva accedere solo in minima parte ai nuovi consumi. 

Il fenomeno della società di massa fu anche il risultato della diffusione dell’istruzione e della quantità crescente di tempo libero a disposizione della popolazione. I nuovi mezzi, come il grammofono e il cinematografo, cambiarono le abitudini di vita delle persone e contribuirono allo sviluppo di un nuovo settore produttivo, quello dell’industria culturale. Lo sviluppo dell’editoria fu favorita dalla diffusione di nuove macchine in grado stampare libri, quotidiani e periodici, in tempi più brevi che in passato, messi alla portata di larghe fasce della popolazione.

I partiti di massa

Tra Ottocento e Novecento, la classe operaia diede vita a propri partiti e organizzazioni, mentre in quasi tutti gli Stati europei si estese il diritto di voto a fasce sempre più ampie di popolazione. 

Alla fine dell’Ottocento nacquero i primi partiti di massa caratterizzati da:

  • un’ideologia in base alla quale veniva stabilito un programma, cioè gli obiettivi da raggiungere e il metodo per conseguirli;
  • un’organizzazione stabile, con sedi e funzionari;
  • la presenza su tutto il territorio nazionale.

I primi partiti di massa furono i partiti socialisti che si ispiravano alle teorie di Karl Marx, che aveva analizzato criticamente il sistema economico e sociale capitalistico. Inoltre, la Chiesa incoraggiò la creazione di partiti politici di orientamento cattolico. Nel 1891 papa Leone XIII, nella sua enciclica Rerum novarum, definì la dottrina sociale cattolica. Il Papa vi sosteneva la necessità di introdurre riforme sociali per migliorare le condizioni delle classi più povere, ma tali riforme andavano realizzate mediante un accordo tra le diverse classi. Nacquero anche partiti che si ispiravano a ideali nazionalisti, che proclamavano la supremazia di una nazione rispetto alle altre e che sostenevano politiche aggressive e imperialiste.

Print Friendly, PDF & Email