Nuovi stili di vita.

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L’accelerato processo di sviluppo verificatosi negli anni ’50 e ‘60 travolse tradizioni, culture e abitudini degli Italiani. L’Italia si trasformò in pochi anni da società agricola a società industriale avanzata e lo sviluppo economico cambiò radicalmente i consumi, le condizioni e gli stili di vita. All’inizio degli anni Cinquanta un quarto delle case era senza acqua corrente, quasi tre quarti era senza bagno e solo una su dieci aveva il termosifone e il telefono.

Il 58% della spesa familiare era destinato all’alimentazione e quasi tutto il resto all’abitazione e al vestiario. In un breve arco temporale questa situazione mutò radicalmente e si crearono le basi della cosiddetta società dei consumi.

Nella seconda metà degli anni Cinquanta incominciò a diffondersi a livello di massa l’automobile, prima riservata a pochi privilegiati. Alla fine degli anni ’50, nascono la Fiat 500 e la Fiat 600, due utilitarie dal prezzo molto contenuto. Nel 1953 circolavano in Italia oltre 600.000 automobili, nel 1956 oltre un milione, nel 1965 più di cinque milioni e nel 1968 oltre otto milioni, per raggiungere nel 1982 i venti milioni. Altrettanto rapidamente si diffuse la televisione, che nel 1954 (anno di inizio delle trasmissioni regolari) aveva 88.000 abbonati, saliti nel 1958 a un milione, nel 1969 a nove milioni, nel 1982 a 13 milioni e mezzo. Fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta anche gli elettrodomestici e il telefono entrarono massicciamente nelle case italiane.

Fra i mutamenti più appariscenti degli stili di vita vi fu lo sviluppo dei consumi privati: negli anni Cinquanta e Sessanta il consumismo e le aspirazioni a un avanzamento individuale riguardarono soprattutto i ceti medi, attratti dal modello di vita americano. Gli Stati Uniti, che sin dall’inizio del secolo si erano caratterizzati per lo sviluppo di un mercato di massa, con prodotti di largo consumo, furono visti come un modello. Il consumismo fu, infatti, considerato da molti come il fattore chiave del successo del paese più ricco e potente del mondo, anche se non mancarono autorevoli critiche alla società dei consumi da parte di intellettuali, filosofi e sociologi.

 

 

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