Da Berlusconi e Prodi a Conte e Draghi
L’alternanza tra centrodestra e centrosinistra
Forza Italia e il Polo delle libertà
Tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994, l’imprenditore Silvio Berlusconi, fondò Forza Italia (FI), un partito che poteva contare, oltre che sui quadri delle sue aziende, anche sul controllo dell’emittenza televisiva privata da parte del suo leader.
Le elezioni del 27-28 marzo 1994 segnarono una netta affermazione di Forza Italia (21%), che raccolse in larga parte i voti dell’ex DC e dell’ex PSI, dando la vittoria al Polo delle libertà (formato al Nord da FI e dalla Lega di Umberto Bossi) e al Polo del buon governo (formato al Sud dalla stessa FI e da Alleanza nazionale).
La coalizione dei “Progressisti” di centrosinistra (PDS, una componente dell’ex PSI, Verdi, Alleanza democratica, Rete) e di Rifondazione comunista risultò perdente. Ancor più grave fu la sconfitta della coalizione di centro, il Patto Italia, formato dal PPI e dal Patto Segni.
Si insediò così un nuovo governo guidato da Silvio Berlusconi. Esso rimase tuttavia in carica soltanto fino al dicembre del 1994, quando Berlusconi, coinvolto nelle indagini su Tangentopoli, fu costretto a dimettersi in seguito all’uscita della Lega Nord dalla maggioranza parlamentare, in relazione al dibattito sulla riforma del sistema radio-televisivo (14 dicembre).
Nonostante la dura opposizione di FI e di AN, si costituì per iniziativa di Scalfaro un “governo tecnico” presieduto da Lamberto Dini, già ministro del Tesoro nel governo Berlusconi, che rimase in carica dal gennaio 1995 fino alle elezioni dell’aprile 1996, con il sostegno dei Progressisti, della Lega e del PPI. Dopo aver fatto approvare una legge di riforma del sistema previdenziale, un decreto sulla par condicio televisiva e la legge finanziaria, Dini rassegnò le dimissioni.
I governi Prodi e D’Alema
Le elezioni del 21 aprile 1996 segnarono la vittoria dell’Ulivo, lo schieramento dei Progressisti guidato dall’ex presidente dell’IRI Romano Prodi, sostenuto dal PDS, dai popolari e dai Verdi. Si formò così un governo piuttosto instabile, appoggiato dall’esterno da Rifondazione comunista, presieduto da Romano Prodi, rimasto in carica fino all’ottobre del 1998. Nel settembre del 1996, la Lega Nord di Umberto Bossi rivendicò la secessione delle regioni settentrionali e proclamò l’indipendenza della “Padania”. A tale linea secessionista si è sostituita in seguito la richiesta del trasferimento di una parte significativa delle competenze statali alle regioni
Grazie a una serie di riforme strutturali e a una politica di stretto rigore finanziario, il governo Prodi riuscì ad adeguare l’Italia ai parametri richiesti dall’Unione Europea per l’adesione alla moneta unica. Il governo fu tuttavia costretto a dimettersi nel 1998 dopo il ritiro di Rifondazione comunista dalla maggioranza. A esso subentrò un governo presieduto dal segretario del PDS Massimo D’Alema, che poté contare sul sostegno dell’UDR di Francesco Cossiga e dei Comunisti italiani di Armando Cossutta, che operarono una scissione da Rifondazione comunista in polemica con la linea politica di Fausto Bertinotti. Il governo D’Alema nel 1999 fece partecipare l’Italia alla guerra della NATO contro la Repubblica Federale di Iugoslavia per la questione del Kosovo e proseguì con le riforme avviate da Prodi. In seguito a forti contrasti interni alla coalizione di governo e all’indebolimento del centrosinistra nelle elezioni regionali del 2000, D’Alema si dimise, lasciando il posto a un governo guidato da Giuliano Amato.
I governi Berlusconi e Prodi
Le elezioni del 2001 videro la netta vittoria di una nuova alleanza di centrodestra, la Casa delle Libertà (CdL), di cui oltre a Forza Italia fecero parte AN, il Biancofiore (CCD e CDU) e la Lega Nord, riavvicinatasi al centrodestra.
Il nuovo governo guidato da Silvio Berlusconi fu il più lungo della storia repubblicana e fece approvare contestati provvedimenti in materia di giustizia e in campo economico, fiscale e del lavoro. Tra le leggi più criticate rientrò la riforma elettorale del 2005, che ripristinò il sistema proporzionale su liste bloccate (cioè senza la possibilità di esprimere preferenze) con premio di maggioranza, detta Porcellum.
Alle successive elezioni politiche del 2006, la coalizione di centrosinistra prevalse di misura su quella di centrodestra, riportando Romano Prodi alla guida di un governo diviso e instabile, fino alle dimissioni nel gennaio 2008.
Dalla XVI alla XVIII legislatura
Il governo Monti
Le elezioni dell’aprile 2008 videro la netta vittoria della coalizione di centrodestra, guidata da Berlusconi e formata dal PdL (Popolo della Libertà, nato dall’unione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale), Lega e Movimento per le Autonomie, sulla coalizione di centrosinistra, formata da PD (Partito democratico, nato dall’unione tra i Democratici di sinistra e i centristi della Margherita) e Italia dei Valori. Nel 2011 vi furono le dimissioni del quarto governo Berlusconi, che portarono alla costituzione di un “governo tecnico”, guidato da Mario Monti).
Il Movimento 5 Stelle e La fallita riforma Renzi
Le elezioni politiche del 2013 segnarono l’avvento del tripolarismo, con l’entrata in parlamento del Movimento 5 Stelle con il 25% dei voti.
Nel 2016 un referendum respinse la riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi, leader del PD e Presidente del consiglio dopo Enrico Letta. Nel 2017 fu approvata la nuova legge elettorale detta Rosatellum.
Alle elezioni politiche del marzo 2018 la coalizione di centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia) ha complessivamente ottenuto circa il 37% dei voti, con la Lega come primo partito. Il centrosinistra circa il 22% dei voti con il PD intorno al 19% e il Movimento 5 stelle oltre il 32% dei voti.
Il governi Conte
A quasi tre mesi dalle elezioni, è nato un governo guidato da Giuseppe Conte, basato su un contratto programmatico tra M5s e Lega. Nell’agosto del 2019 le divergenze tra i due partiti di maggioranza hanno portato alle dimissioni di Conte, che il 5 settembre ha poi assunto la guida di un nuovo governo sostenuto da M5s, Pd e LeU. Matteo Renzi, tramite una scissione dal PD (di cui era stato segretario) ha dato vita al nuovo partito di Italia viva e successivamente ha tolto la fiducia a Conte, costretto a dimettersi (26 gennaio 2021).
Il governo Draghi
Il 13 febbraio 2021 Mario Draghi ha assunto l’incarico di primo ministro, dando vita a un governo composto da politici e tecnici, sostenuto da una vasta maggioranza eterogenea: M5s, Pd, LeU, Lega e Forza Italia.