Dall’entrata in guerra della Francia all’indipendenza degli Stati Uniti

Rivoluzione americana

Dall’entrata in guerra della Francia all’indipendenza degli Stati Uniti

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L’entrata in guerra della Francia

Durante la guerra giunsero dall’Europa numerosi volontari, per lo più francesi e polacchi, in aiuto delle forze statunitensi. Tra di essi vi furono anche comandanti con grandi competenze militari: il nobile polacco Tadeusz Kościuszko, il barone prussiano Friedrich Wilhelm von Steuben, che contribuì all’addestramento all’Esercito Continentale e il marchese francese Gilbert du Motier de La Fayette. La battaglia di Saratoga diede una svolta decisiva alla guerra, poiché spinse la Francia a entrare in guerra contro la Gran Bretagna, vedendo nella ribellione americana un’occasione per ribaltare la sconfitta della Guerra dei Sette anni. Così, dopo la firma di un’alleanza con gli Americani, in marzo del 1778 la Francia dichiarò guerra alla Gran Bretagna. Il governo britannico di Lord North presentò agli Americani una proposta di pace, che pur facendo concessioni alle colonie non prevedeva l’indipendenza, ma il Congresso americano la respinse. Nel 1779 anche la Spagna entrò in guerra contro la Gran Bretagna e l’anno successivo l’Olanda fece altrettanto.

Durante la prima metà della guerra gli Inglesi avevano mantenuto l’indiscusso dominio dei mari. Gli Americani avevano una marina militare inconsistente, incapace di impensierire gli Inglesi. Più importante fu la guerra di corsa, che inizialmente inflisse gravi danni alla Gran Bretagna e che fu anche molto redditizia per alcune grandi famiglie di commercianti. La situazione mutò con l’entrata in guerra della Francia, che disponeva di una forte marina militare capace di competere con quella inglese, e con la successiva entrata in guerra della Spagna.

Difficoltà dell’esercito continentale

Dopo la sconfitta subita a Filadelfia, Washington si ritirò negli accampamenti invernali della Pennsylvania, a Valley Forge, dove nel febbraio del 1778 fu raggiunto dal generale prussiano Friedrich von Steuben, che si impegnò nell’addestramento degli ufficiali e delle truppe dell’Esercito Continentale. Il livello qualitativo delle truppe migliorò in modo sensibile. Tuttavia gli Americani attraversarono non poche difficoltà, poiché Washington faticava a tenere unito l’esercito e dovette far fronte a diversi casi di diserzione o di rifiuto a rinnovare la ferma militare. Nel 1780 vi fu persino il caso del generale Benedict Arnold che prima cospirò per consegnare agli inglesi la fortezza di West Point, dietro compenso di 20000 sterline, poi passò a combattere dalla loro parte, al comando di reparti di lealisti. Nel 1781 si ammutinarono le truppe della Pennsylvania, che protestarono per il rancio e il vestiario inadeguati per i ritardi nella corresponsione delle paghe. Il loro successo incoraggiò anche le truppe del New Jersey, ma Washington intervenne immediatamente soffocando sul nascere il tentativo. Il Congresso incontrava gravi difficoltà nel finanziare la guerra e fu costretto stampare grandi quantità di carte moneta, alimentando una forte inflazione.

La Battaglia di Monmouth

Intanto il governo inglese sostituì Howe con il generale Henry Clinton che, giunto a Filadelfia il 3 maggio 1778, si propose di sbarcare in Georgia e in Carolina del Sud. Nel frattempo scoppiarono però le ostilità con il Regno di Francia e l’intervento francese costrinse gli Inglesi sulla difensiva. Così, il 18 giugno le truppe di Clinton lasciarono Filadelfia dirigendosi verso New York. La marcia procedeva lentamente e Washington cercò di sfruttare la lentezza degli Inglesi per raggiungerli e attaccarli. Per agevolare le operazioni divise i suoi in due colonne: 6.000 soldati sotto il suo comando e 5.000, come avanguardia, al comando del generale Lee. Il 28 giugno Lee raggiunse la retroguardia nemica a Monmouth Court House (New Jersey) e l’attaccò ma le sue truppe furono respinte e disperse, tanto che solo con l’arrivo di Washington evitarono una grave sconfitta. Comunque Clinton potè raggiungere New York senza ulteriori ostacoli. Dopo quello di Monmouth non ci furono altri scontri importanti al Nord, anche se continuarono gli attacchi dei lealisti e dei nativi contro gli insediamenti americani in Pennsylvania e nello stato di New York.

La guerra a Sud

L’ultima fase dei combattimenti si svolse a Sud, dove gli Inglesi diressero la loro azione militare. Il 29 dicembre 1778 Savannah cadde nelle loro mani e la Georgia fu rapidamente occupata. Un anno dopo il generale Clinton iniziò l’assedio di Charleston, all’epoca capitale della Carolina del Sud. L’assedio durò quattro mesi e si concluse il 12 maggio 1780 con la resa della città e la cattura dei 5000 uomini della sua guarnigione. Lord Cornwallis fu lasciato al comando delle truppe inglesi, mentre Clinton fece ritorno aNew York. Il generale proseguì la campagna e il 16 agosto 1780 inflisse agli Americani una dura sconfitta a Camden (South Carolina). Tuttavia l’occupazione e il controllo del South Carolina erano tutt’altro che completi. Quando Cornwallis si spinse nel North Carolina, con l’intento di conseguire una vittoria risolutiva, il paese gli si sollevò alle spalle. Anche in North Carolina un contingente di lealisti fu sgominato dai fucilieri americani a King’s Mountain, il 7 ottobre. Poi un esercito guidato dal generale americano Nathanael Greene mise in rotta un distaccamento britannico a Cowpens (6 gennaio 1781). Cornwallis inflisse una serie di sconfitte a Greene, senza però batterlo in modo decisivo e a costo di gravi perdite, tanto da essere costretto a ritirarsi con le sue truppe verso la costa. Quando in aprile Cornwallis entrò in Virginia, Greene riuscì, con l’aiuto di azioni di guerriglia, a eliminare gli isolati capisaldi britannici nelle due Caroline. Di conseguenza, alla fine dell’estate tutte le conquiste di Cornwallis a Sud della Virginia erano sfumate e gli Inglesi occupavano ora soltanto Charleston e Savannah.

La Battaglia di Yorktown

Intanto Washington, che si era proposto di riconquistare New York, in seguito all’arrivo di una flotta francese agli ordini dell’ammiraglio De Grasse, si convinse piuttosto ad attaccare Cornwallis in Virginia. La campagna si realizzò mediante un’efficace azione comune con le truppe francesi del generale de Rochambeau, che era giunto in America già nell’estate del 1780. Le truppe franco-americane raggiunsero la Virginia all’inizio di settembre, opponendo a Cornwallis uno schieramento di forze doppio del suo e bloccandolo nella penisola di Yorktown. Intanto De Grasse era già arrivato nella baia di Chesapeake con altri 4000 soldati francesi per impedirgli di fuggire via mare. Il 5 settembre i Francesi respinsero una flotta britannica giunta in soccorso, mentre tardava a giungere in aiuto un contingente da New York. Così, il 19 ottobre 1781 Cornwallis si arrese, assieme ai suoi 7000 uomini. La Battaglia di Yorktown fu decisiva per l’esito del conflitto.

L’indipendenza degli Stati Uniti

Gli Inglesi si resero conto dell’estrema difficoltà di riprendere il controllo delle colonie e si disposero a riconoscere loro l’indipendenza. La Gran Bretagna concentrò le proprie energie contro le potenze europee che cercavano di mettere in discussione il suo dominio sui mari. La guerra aveva danneggiato fortemente i commerci e l’economia inglese, per cui la Camera dei Comuni, convinta ormai dell’inutilità di ulteriori sforzi, votò nell’aprile del 1782 la rinuncia all’uso della forza contro le colonie americane. Furono avviate trattative di pace a Parigi e dopo lunghe trattative Americani e Inglesi firmarono un trattato preliminare che riconosceva l’indipendenza americana, il 30 novembre 1782. Il Trattato di pace definitivo, sottoscritto anche da Francia, Spagna e Olanda, fu firmato a Versailles il 3 settembre 1783, con il riconoscimento dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America.

 

 

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