Fascismo: la politica estera

conferenza di monaco

La politica estera

Il fascismo sostituisce alla lotta di classe la lotta tra nazioni. Nella concezione fascista lo Stato corporativo incarna tutte le energie della Nazione al di sopra delle divisioni di classe. Pertanto la Nazione, compatta deve proporsi obiettivi di grandezza e di espansione.

Tuttavia, tra il 1922 e il 1924 la politica estera fascista ebbe nel complesso un carattere moderato, che corrispondeva largamente alla linea diplomatica tradizionale.

I primi anni

I primi anni della politica estera fascista furono caratterizzati da due atteggiamenti complementari: una propaganda nazionalista e revisionista, volta a “far contare” l’Italia sul piano internazionale; una politica di sostanziale moderazione, che presentava il “duce” come salvatore della pace in Europa.

Del resto Mussolini assunse direttamente, per oltre metà degli anni in cui durò il regime fascista, la gestione della politica estera. Egli fu ministro degli esteri dal 1922 al 1929 e, dopo la parentesi del ministero Grandi (1929-1932) dal 1932 al 1936. Nel 1936, dopo la guerra d’Etiopia, divenne ministro degli esteri Galeazzo Ciano fino a febbraio del 1943.

Le riparazioni di guerra

Appena giunti al potere, i fascisti dovettero affrontare due spinosi problemi come la pace tra Grecia e Turchia, dibattuta nella Conferenza di Losanna (novembre 1922 – luglio 1923) e la questione delle riparazioni tedesche, sollevata dalla Germania. Sulla questione delle riparazioni il governo italiano assunse inizialmente un atteggiamento vicino a quello intransigente della Francia, mentre la Gran Bretagna era favorevole a continuare il negoziato. Il mancato accordo portò all’occupazione della Ruhr da parte della Francia, per costringere la Germania al pagamento delle riparazioni. Nel corso del 1923 Mussolini si allontanò dalle posizioni assunte da Parigi e fu favorevole a un riavvicinamento con la Gran Bretagna.

L’occupazione di Corfù

Tuttavia, l’eccidio dei membri di una missione militare italiana in territorio greco, che aveva il delicato compito di stabilire la linea di confine tra la Grecia e l’Albania, incrinò i rapporti con Londra. Mussolini inviò al governo di Atene un ultimatum molto duro. Esso fu accolto solo parzialmente, perciò il duce ordinò l’occupazione militare dell’isola di Corfù (31 agosto 1923). La vicenda si concluse per via diplomatica, creando tuttavia tensioni nelle relazioni tra Italia e Gran Bretagna.

Il Patto di Roma

Il 27 gennaio 1924 fu firmato il Patto di Roma, che stabiliva la sovranità italiana su Fiume e il suo porto mentre attribuiva alla Jugoslavia Porto Baross, il territorio fiumano fuori città e, in affitto per cinquant’anni, un bacino nel porto di Fiume.

Il patto di Locarno

Il 16 ottobre 1925, nella cittadina svizzera di Locarno si conclusero le trattative tra Francia, Belgio, Germania, Inghilterra e Italia. Il Patto che le concluse avrebbe dovuto stabilizzare l’assetto europeo postbellico. Infatti la Francia e il Belgio da un lato e la Germania dall’altro si impegnarono reciprocamente a conservare i confini stabiliti a Versailles, mentre l’Inghilterra e l’Italia ebbero il ruolo di garanti di questo impegno.

La Conferenza di Stresa

La Conferenza si tenne a Stresa dall’11 al 14 aprile 1935, tra i capi del governo e i ministri degli Esteri di Italia, Inghilterra e Francia. Essa fu motivata dalle minacce naziste alla sovranità dell’Austria e dalla denuncia delle clausole militari del Trattato di Versailles da parte della Germania. La Conferenza condannò ogni ripudio unilaterale dei trattati, riconfermò gli impegni assunti con il precedente Patto di Locarno e l’impegno per l’indipendenza dell’Austria. Si formò così il“fronte di Stresa”, che tuttavia fu messo in crisi dalla negativa reazione della Gran Bretagna e dalle sanzioni adottate dalla Società delle Nazioni contro l’Italia, dopo l’occupazione dell’Etiopia.

La guerra d’Etiopia

guerra etiopiaLa conquista dell’Etiopia, da tempo oggetto delle mire espansionistiche italiane, fu iniziata nell’ottobre del 1935 e conclusa nel maggio del 1936 dalle truppe guidate dal maresciallo Pietro Badoglio. La guerra fu avviata prendendo a pretesto incidenti avvenuti alla frontiera dei possedimenti italiani in Somalia e in Eritrea. Il maresciallo Rodolfo Graziani, a capo di un imponente spiegamento di mezzi e di uomini, si distinse per la ferocia con cui condusse le operazioni militari, in cui furono usate anche le armi chimiche. Con la Somalia italiana e l’Eritrea, l’Etiopia formò l’AOI (Africa Orientale Italiana), parte integrante dell’impero proclamato il 9 Maggio da Mussolini. La guerra d’Africa aveva da un lato lo scopo di allargare i confini del mercato nazionale e dall’altro l’obiettivo di recuperare il consenso popolare, che la grave crisi economico-sociale aveva incrinato.

Le sanzioni

La guerra per la conquista dell’Etiopia mise in crisi il rapporto tra l’Italia e la Società delle Nazioni, mentre avvicinò decisamente l’Italia fascista alla Germania nazista.

Il 9 ottobre 1935 la Società delle nazioni deliberò una serie di sanzioni economiche contro l’Italia,

che aveva violato il diritto internazionale invadendo l’Etiopia, . Esse prevedevano il divieto di concedere crediti all’Italia, di importare merci italiane e in particolare di commerciare con l’Italia merci necessarie all’industria di guerra. Il regime fascista presentò le sanzioni come un grave e ingiustificato complotto verso l’Italia da parte della Società delle nazioni e in particolare dell’Inghilterra. Esse furono ritirate dopo circa otto mesi, ma diedero l’occasione al regime avviare e di enfatizzare la politica autarchica.

La guerra civile spagnola

Nel 1936 l’Italia fascista e la Germania nazista intervennero a fianco dei franchisti nella guerra civile spagnola (1936-39). Essa fu combattuta tra il luglio 1936 e l’aprile 1939 tra i ribelli franchisti (Nacionales) da un lato e le truppe governative e i sostenitori della Repubblica (Republicanos) dall’altro. Si concluse con la sconfitta di questi ultimi, dando inizio alla dittatura di Francisco Franco.

L’alleanza tra Italia e Germania

patto

 

Con la guerra civile spagnola si saldò definitivamente l’alleanza fra Italia e Germania, che nel 1936 sottoscrissero l’“Asse Roma-Berlino”, nel 1937 il “Patto Anticomintern” (cui aderì anche il Giappone). Nel 1937 l’Italia si ritirò dalla Società delle Nazioni (1937). Nel marzo del 1938 il Terzo Reich si occupò l’Austria (Anschluss) con il consenso del Duce che successivamente, alla Conferenza di Monaco, sostenne le rivendicazioni tedesche. Infine, nel 1939 fu siglato il “Patto d’acciaio” italo-tedesco, che sanciva definitivamente l’alleanza tra Italia e Germania.

Il Patto di Monaco

Nel corso della Conferenza di Monaco Mussolini si propose come mediatore, in realtà sostenendo le rivendicazioni tedesche. Il 30 settembre fu firmato l’accordo che prevedeva il passaggio del territorio dei Sudeti alla Germania in cambio dell’impegno tedesco a non avanzare ulteriori pretese territoriali. Mussolini e Chamberlain (Capo del governo inglese) al rientro in patria furono salutati come salvatori della pace in Europa. In Gran Bretagna tra le poche voci critiche, vi fu quella di Winston Churchill, che rivolgendosi a Chamberlain alla Camera dei Comuni dichiarò: “Dovevate scegliere tra la guerra ed il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra”.

Come stabilito, Hitler annesse i territori dei Sudeti nell’ottobre del 1938. Venendo meno agli impegni di Monaco, alcuni mesi dopo la Germania occupò il resto della Boemia e della Moravia, che divennero un protettorato tedesco, mentre in Slovacchia nacque un regime-fantoccio alleato dei Tedeschi.

Le leggi razziali in Italia

La crescente subordinazione del fascismo al nazismo si espresse anche nell’emanazione nel 1938 di leggi razziali contro gli ebrei. Il fascismo italiano non aveva espresso segni marcati di razzismo fino alla guerra d’Etiopia, quando la propaganda fascista aveva contrapposto la “civiltà” italiana alla “barbarie” africana.

Secondo l’opinione di alcuni storici, la promulgazione nell’ottobre 1938 della legislazione antiebraica fu dovuta più a un tentativo di imitazione del Nazismo che non alla presenza in Italia di sentimenti di ostilità verso gli ebrei.

La pubblicazione di un Manifesto degli scienziati razzisti, proponendo l’immagine della razza italiana come razza pura, ricalcava le più numerose e più radicate prese di posizione degli “scienziati” tedeschi.

L’occupazione dell’Albania

AlbaniaL’Italia fin dagli anni ’20 iniziò ad esercitare una crescente influenza finanziaria, economica, diplomatica e politica sull’Albania. Nel marzo del 1939 Mussolini propose al sovrano albanese Ahmed Zog un nuovo trattato che avrebbe portato a un’ulteriore cessione della sovranità nazionale albanese. Le condizioni proposte non furono accettate, così l’Italia il 7 aprile del 1939 iniziò l’invasione dell’Albania.

Le truppe italiane invasero il territorio albanese e presto lo occuparono. Il re e il governo fuggirono in Grecia e l’Albania divenne colonia dell’Italia (Protettorato Italiano del Regno d’Albania), che instaurò nel paese un governo fantoccio e favorì l’insediamento di numerosi cittadini italiani.

L’Albania servì a Mussolini come base di partenza per la successiva conquista della Grecia. Re Vittorio Emanuele III divenne re d’Albania, su cui regnò fino all’armistizio dell’8 settembre 1943.

La Seconda guerra mondiale

Scoppiata la seconda guerra mondiale nel settembre del 1939, l’Italia, dopo un periodo di “non belligeranza”, entrò nel conflitto a fianco della Germania il 10 giugno 1940. Il paese si trovava in uno stato di grave impreparazione militare, ma Mussolini si illuse che la guerra si sarebbe conclusa in poco tempo a favore dei tedeschi.

 

 

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