Rivoluzione e controrivoluzione

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Rivoluzione russa

Rivoluzione e controrivoluzione

I falliti tentativi controrivoluzionari

Prove di rivoluzione.

Nel mese di maggio del 1917 si costituì  un secondo governo provvisorio, di cui fecero parte sei ministri socialisti su quattordici. Kerenskji, divenuto ministro della Guerra, scatenò un’offensiva militare in Galizia ma l’esito fu disastroso.

Ai primi di luglio, a Pietrogrado, iniziò una serie di manifestazioni popolari contro il governo provvisorio che assunse tratti insurrezionali. I bolscevichi erano consapevoli che i tempi non erano ancora maturi per una presa del potere e cercarono di frenare i manifestanti.

Quando il movimento di massa rifluì, il governo scatenò la repressione contro il partito bolscevico: Lenin e Zinov’ev furono costretti a rifugiarsi in Finlandia, Trotzkij, Kamenev e altri leader bolscevichi finirono in galera. Infine furono sospese le pubblicazioni del giornale bolscevico “Pravda”.

Il 21 luglio si formò un nuovo governo guidato da Kerenskji, che continuò nel suo impegno a proseguire la guerra e stabilì la data (28 novembre) e le regole per l’elezione di un’assemblea costituente.

Il fallito colpo di stato del generale Kornilov

KornilovIl 26 agosto il generale Kornilov, comandante in capo dell’esercito, tentò di effettuare un colpo di stato, ordinando alle sue truppe di marciare verso la capitale.

Kerenskji fece allora appello ai Soviet e alle organizzazioni rivoluzionarie: una parte delle unità militari si mobilitò in difesa del governo e fu costituita la guardia rossa operaia, mentre l’avanzata dell’esercito di Kornilov fu ostacolata dall’azione dei ferrovieri che impedirono il trasporto delle truppe. Il tentativo controrivoluzionario fallì completamente, mentre crebbe il prestigio dei bolscevichi, protagonisti della resistenza, che conquistarono la maggioranza nei Soviet di Pietrogrado e di Mosca.

Una profonda crisi investì, al contrario, il governo provvisorio in seguito alle dimissioni dei cadetti. Socialrivoluzionari e menscevichi non riuscirono, inoltre, a trovare un accordo sulla linea politica da seguire. Fu così il Soviet di Pietrogrado, presieduto da Trotzkij, a dominare la scena rivoluzionaria.

 

 

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