Collaborazionismo e resistenza

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Collaborazionismo e resistenza

Seconda guerra mondiale

Il “nuovo ordine”. 

La Germania e il Giappone crearono nei paesi conquistati un “nuovo ordine”, in Europa e in Asia. La Germania inglobò nel Reich quasi tutte le aree popolate da Tedeschi, giungendo a una popolazione di circa 100 milioni di abitanti. Inoltre, sottomise le razze inferiori come gli Slavi, sterminò gli Ebrei, sfruttò all’estremo le risorse economiche dei territori conquistati.

Grandi masse di prigionieri e di lavoratori furono avviate al lavoro in Germania in condizioni di militarizzazione. La Boemia-Moravia, la Polonia, l’Ucraina e furono ridotte alla condizione di colonie, mentre si crearono, sotto la diretta influenza del Reich, stati-satellite come la Francia di Vichy, l’Ungheria, la Slovacchia, la Romania, la Bulgaria e la Repubblica Sociale Italiana.

In tutta Europa fu imposto un regime di terrore per tenere sotto controllo la popolazione e fu organizzata una dura lotta contro i movimenti di resistenza. Gli Ebrei, i nemici del Nazismo, i prigionieri di guerra furono rinchiusi nei campi di concentramento, molti dei quali divennero campi di sterminio (Buchenwald, Mauthausen, Auschwitz, Dachau, ecc.), dove trovarono la morte circa 6 milioni di ebrei.

Il collaborazionismo e i movimenti di resistenza.

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale si svilupparono, all’interno dei paesi occupati dalle forze armate tedesche, italiane e nipponiche, due fenomeni di grande importanza politica e militare: da un lato il collaborazionismo con gli occupanti e dall’altro la resistenza a essi.

Regimi collaborazionisti si svilupparono in Norvegia con Vidkun Quisling, in Francia con Pétain, in Italia con la Repubblica di Salò, e nell’Europa orientale e balcanica. I regimi collaborazionisti fornirono aiuti militari e divennero uno strumento essenziale nella lotta contro i movimenti di resistenza, rendendosi responsabili in alcuni casi di atrocità che superarono quelle dei nazisti.

Tuttavia nacquero in molti paesi movimenti di resistenza all’occupazione nazista.

La lotta delle formazioni partigiane si sviluppò su larga scala in Iugoslavia, per opera dei comunisti di Tito, e in Russia, ma anche in Grecia, in Polonia, in Francia e nell’Italia centro-settentrionale.

In Italia la Resistenza ai nazisti si sviluppò dopo l’8 settembre 1943, con un bilancio di oltre 70000 morti.

Le formazioni partigiane rispecchiarono le diverse tendenze politiche: brigate Garibaldi, comuniste; Giustizia e Libertà, azioniste; Matteotti, socialiste; autonome, formate in gran parte da militari monarchici badogliani; democristiane; liberali. La classe operaia del triangolo industriale mise in atto nel marzo 1944 due grandi scioperi generali.

La direzione politica della Resistenza fu opera dei Comitati di Liberazione nazionale (CLN), aventi il loro organo supremo nel Comitato di Liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI), costituito nel gennaio del 1944. Le formazioni partigiane diedero luogo il 25-26 aprile 1945 all’insurrezione nazionale, che precedette l’arrivo delle truppe alleate.

Mussolini, mentre tentava la fuga in Svizzera, fu arrestato e giustiziato dai partigiani il 28 aprile 1945.

Seconda guerra mondiale

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