Il 1848 – La “primavera dei popoli”

1848

Il 1848: la “primavera dei popoli”

Le origini.

Tra il gennaio 1848 e l’agosto 1849, una nuova ondata di rivoluzioni sconvolse l’Europa, dando vita a un fenomeno che, pur nella specificità degli eventi, fu percepito come unitario. Esso infatti si sviluppò contemporaneamente in diverse aree d’Europa, con obiettivi molto simili, una analoga partecipazione di ceti sociali e una simile evoluzione in fasi che ne segnarono l’origine, il successo e la sconfitta.

I moti rivoluzionari, che sconvolsero la Francia, l’Europa centrale e l’Italia, ebbero cause prevalentemente politiche, congiunte agli effetti della grande crisi economica del 1846-47. Nella maggior parte dei paesi europei le borghesie nazionali perseguivano il duplice obiettivo della trasformazione dei regimi assolutistici in Stati costituzionali e parlamentari e della creazione di stati fondati sul principio di nazionalità.

Francia

Nella Francia di Luigi Filippo il potere era nelle mani dell’alta borghesia finanziaria e di alcuni settori industriali, dei proprietari delle miniere di carbone e di ferro, dei proprietari terrieri. Appalti fraudolenti e corruzione caratterizzavano il regime, mentre il diritto di voto era fortemente limitato: su 36 milioni di Francesi solo 25000 potevano votare e 56000 erano eleggibili, in base al censo.I ceti borghesi esclusi dal potere e i ceti popolari erano uniti dal comune obiettivo di un allargamento del suffragio elettorale. In Francia il proletariato comparve per la prima volta sulla scena della storia come soggetto politico autonomo.

La rivoluzione ebbe origine dal divieto di svolgere un “banchetto” a sostegno della riforma elettorale per l’abbassamento del censo necessario per votare, previsto per il 22 febbraio 1848. Dopo i primi scontri con l’esercito furono erette barricate a Parigi, la sollevazione di studenti, operai e borghesi della guardia nazionale spinse il re Luigi Filippo ad abdicare e ad abbandonare Parigi (24 febbraio).

Si formò così un governo provvisorio che proclamò la Repubblica, formato da Alphonse de Lamartine, repubblicano moderato, Alexandre Ledru-Rollin e Ferdinand Flocon, repubblicani radicali, e dai socialisti Louis Blanc e Alexandre Albert.

Il nuovo governo assunse una serie di avanzati provvedimenti:

    • suffragio universale;
    • eliminazione della pena di morte per reati politici;
    • giornata lavorativa dieci ore;
    • istituzione degli Opifici nazionali (ateliers nationaux), cioè fabbriche finanziate dallo Stato per impiegare i disoccupati;
    • istruzione elementare gratuita;
    • abolizione della schiavitù nelle colonie.

Tuttavia le elezioni a suffragio universale (23 aprile) videro la vittoria delle forze moderate perciò dal nuovo governo furono esclusi i socialisti. Il 12 giugno il nuovo governo decise la chiusura degli ateliers nationaux e tale provvedimento, che aggravava le conseguenze della crisi economica e e faceva crescere la disoccupazione, provocò in giugno una grande insurrezione operaia a Parigi. Dopo alcuni giorni di scontri sanguinosi per le strade di Parigi, l’esercito, la guardia nazionale e le guardie mobili guidati dal generale Louis-Eugene Cavaignac repressero duramente l’insurrezione. Dopo la promulgazione di una nuova costituzione repubblicana (4 novembre), il 10 dicembre 1848 si svolsero le elezioni del Presidente della Repubblica, che videro il successo di Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, con oltre il 70% dei voti. La vittoria di Bonaparte aprì la strada a una involuzione in senso conservatore e autoritario della repubblica.

Austria

Il 13 marzo la rivoluzione scoppiò a Vienna provocando la caduta di Metternich, e il 25 aprile l’imperatore Ferdinando I concesse una costituzione, la libertà di stampa e la formazione di una guardia nazionale borghese. Ungheresi, cechi e croati videro riconosciuta la propria autonomia. Il 15 maggio una nuova sollevazione a Vienna costrinse alla fuga l’imperatore e in luglio si riunì un’Assemblea nazionale costituente, eletta a suffragio universale. In ottobre scoppiò a Vienna una nuova insurrezione, che però fu duramente repressa. In dicembre l’imperatore Ferdinando I abdicò a favore del nipote Francesco Giuseppe, l’Assemblea fu sciolta e nel 1949 il nuovo imperatore promulgò una costituzione moderata che prevedeva un parlamento eletto a suffragio censitario e con poteri limitati.

Boemia

Nel il 19 marzo anche i boemi erano insorti rivendicando l’autonomia e libertà politiche, mentre l’ala più radicale voleva l’indipendenza da Vienna. Ai primi di giugno si riunì a Praga il Congresso degli Slavi, che vedeva coinvolte Boemia, Slovacchia, Galizia, Rutenia (Slavi del Nord) e Croazia, Slovenia (Slavi del Sud). Ma il 12 giugno alcuni incidenti scoppiati fra la popolazione e l’esercito fornirono alle truppe imperiali il pretesto per un intervento. La capitale boema fu assediata e bombardata, il congresso slavo fu disperso e il governo ceco sciolto.

Ungheria

In Ungheria l’insurrezione scoppiò a Pest il 15 marzo, inducendo l’imperatore a concedere alcune riforme, ma gli elementi più radicali, guidati da Lajos Kossuth, volevano l’indipendenza e iniziarono una vera e propria guerra contro l’Austria. Il 13 agosto 1849 (battaglia di Vilagos), dopo una strenua resistenza, l’Ungheria fu costretta a capitolare, in seguito all’attacco dei reparti croati dell’esercito imperiale e al decisivo intervento dell’esercito russo, inviato dallo zar Nicola I.

Germania

Nell’area tedesca dopo il Congresso di Vienna era stata costituita la Confederazione Germanica che comprendeva 39 stati sovrani tra cui i più potenti erano Prussia e Austria. In Germania gli obiettivi erano due: la trasformazione liberale delle istituzioni e l’unificazione. In Prussia la rivoluzione ebbe inizio il 17 marzo 1848 a Berlino, costringendo Federico Guglielmo IV a concedere una costituzione e la libertà di stampa, a formare un governo liberale e a convocare un parlamento eletto a suffragio universale; anche la Baviera divenne una monarchia costituzionale (20 marzo). Il 18 maggio si riunì a Francoforte, un’Assemblea Nazionale costituente (Parlamento di Francoforte) eletta a suffragio universale, in cui erano rappresentati tutti gli Stati tedeschi, compresa l’Austria. 

Sulla questione nazionale tedesca si delinearono due posizioni divergenti: 

  • la grande-tedesca, che voleva uno Stato federale comprendente l’Austria e guidato dagli Asburgo; 
  • la piccolo-tedesca, che voleva uno Stato federale germanico, senza l’Austria, guidato dalla Prussia. 

Prevalse la corrente piccolo-tedesca, ma Federico Guglielmo IV rifiutò la corona imperiale offertagli dal parlamento di Francoforte (aprile 1949) e represse il liberalismo in Prussia.

 

Il 1848 in Italia

vedi: >> La Prima guerra d’Indipendenza 

Le 5 giornate di Milano e la Prima guerra d’indipendenza

La notizia della caduta di Metternich provocò la rivolta antiaustriaca nell’Italia del Nord. Venezia insorse il 17 marzo: la popolazione liberò con la forza i detenuti politici, fra i quali Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, e costrinse il governatore austriaco ad andarsene. Il 23 marzo un governo provvisorio presieduto da Manin proclamò la Repubblica di San Marco.

Il 18 marzo insorse anche Milano, che nominò un governo provvisorio con a capo Carlo Cattaneo. Il vecchio ed energico generale Radetzky decise di resistere. Ebbe inizio una lotta, che si protrasse per cinque giorni (le famose “cinque giornate”) e si concluse con la conquista di Porta Tosa (attuale Porta Vittoria) da parte dei Milanesi.

Gli Austriaci abbandonarono la città e si rifugiarono nelle quattro fortezze del Quadrilatero (Mantova, Peschiera, Legnago e Verona). Il 23 marzo Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria (prima guerra di indipendenza) inizialmente appoggiato anche da Firenze, Roma e Napoli, che però in un secondo tempo ritirarono le loro truppe.

Dopo gli iniziali successi, i piemontesi furono però sconfitti da Radetzky a Custoza il 25 luglio 1848 e Carlo Alberto dovette restituire loro il Lombardo-Veneto.

La Repubblica romana e la Repubblica veneta.

A Venezia i democratici resistettero guidati da Daniele Manin e anche in Toscana si formò un governo democratico. A Roma, dopo la fuga a Gaeta di Pio IX, i democratici presero il potere e nel 1849 proclamarono la Repubblica con a capo il triumvirato Mazzini, Armellini e Saffi.

Carlo Alberto riprese nel marzo 1849 la guerra contro l’Austria ma subì a Novara una sconfitta definitiva, che lo indusse ad abdicare a favore del figlio Vittorio Emanuele II. Ebbe allora inizio un’azione di repressione generalizzata: gli austriaci riportarono sul trono Leopoldo II in Toscana; la repubblica romana, difesa da Giuseppe Garibaldi, fu soffocata nel luglio dalle truppe francesi di Luigi Napoleone, che restaurò il potere temporale del Papa. Garibaldi, benché sconfitto, cercò di andare in aiuto della Repubblica di Venezia, che ancora resisteva agli Austriaci e che capitolò il 2 agosto 1849.

 

 

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