Il colpo di Stato del 18 brumaio

Napoleone

Il colpo di Stato del 18 brumaio

Napoleone

 

Il 9 ottobre 1799 Bonaparte sbarcò a Fréjus e raggiunse Parigi. Il suo prestigio non era stato intaccato dall’insuccesso della spedizione in Egitto, ancora poco noto. Egli si presentò come l’unico capace di assumere il controllo della caotica situazione politica interna e di far fronte ai nemici esterni. Si unì così ai cospiratori che miravano alla realizzazione di un colpo di Stato contro il Direttorio. Tra gli organizzatori del colpo di Stato vi erano Emmanuel Joseph Sieyès, l’astutissimo ministro degli esteri Charles-Maurice de Talleyrand e il ministro della polizia Joseph Fouché, nonché il membro del Direttorio Roger Ducos. Paul Barras, il membro più influente del Direttorio dopo Sieyès, accettò di farsi da parte.

L’intenzione di Napoleone era quella di indurre le due Camere (Consiglio dei Cinquecento e  Consiglio degli Anziani), che detenevano il potere legislativo della Repubblica, a votare il loro scioglimento e la cessione dei poteri nelle sue mani.

Il 9 novembre 1798 (18 brumaio dell’anno VIII), diffusasi la falsa notizia di un complotto realista per rovesciare la Repubblica, il Consiglio degli Anziani approvò una risoluzione che trasferiva le due Camere fuori Parigi, a Saint-Cloud e che conferiva a Napoleone l’incarico di comandante delle truppe di Parigi.

NapoleoneTuttavia, il giorno successivo a Saint-Cloud, Bonaparte trovò un’atmosfera di ostilità nei suoi confronti, in particolare nel Consiglio dei Cinquecento, che pure era presieduto da suo fratello Luciano Bonaparte. Qui i giacobini diedero vita a una vivace e rumorosa protesta contro Napoleone quando, scortato da quattro granatieri, si presentò nella sala, tanto da costringerlo ad abbandonare precipitosamente l’Assemblea, dove molti chiedevano a gran voce la sua messa fuori legge.

Napoleone decise a quel punto di abbandonare la parvenza di legalità del colpo di stato e di far intervenire le sue truppe. Decisivo fu l’intervento di Luciano Bonaparte che, abbandonata la presidenza dei Cinquecento, arringò le truppe. Luciano denunciò la presenza di traditori – che avrebbero persino tentato di pugnalare il fratello – nell’Assemblea e ordinò alle truppe di scioglierla.

I granatieri, al comando dei generali Charles Victoire Emmanuel Leclerc e Gioacchino Murat, entrarono nell’aula del Consiglio con le baionette innestate e dispersero i deputati. 

In serata una parte dei deputati del Consiglio dei cinquecento si riunì con il Consiglio degli anziani in una camera unica, che votò la revisione della costituzione e l’assegnazione di pieni poteri a tre consoli: Roger Ducos, Sieyès e Napoleone.

Nel dicembre 1799 fu approvata la Costituzione dell’anno VIII, che rafforzò l’esecutivo affidandolo a un Primo console (Napoleone) con pieni poteri. Il Primo console poteva presentare nuove leggi, nominare i comandanti dell’esercito e i funzionari statali e, a livello locale, i prefetti e i sindaci.

Il 7 febbraio 1800 un plebiscito approvò la nuova costituzione e aprì l’epoca dell’irresistibile ascesa di Napoleone al potere in Francia e in Europa. Tale processo poté concretizzarsi in primo luogo grazie alle fulminanti vittorie nelle guerre contro le coalizioni ripetutamente create dalla Gran Bretagna. 

 

 

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