Il miracolo economico

Il miracolo economico

Nel 1950 la stabilizzazione monetaria e lo sviluppo degli scambi con l’estero consentì all’Italia di sfruttare la favorevole congiuntura economica internazionale aperta dalla guerra di Corea. Dal 1950 al 1963 vi fu, infatti, un periodo di lunga crescita economica, il cosiddetto “miracolo economico”, particolarmente intenso tra il 1958 e il 1963, quando la crescita del prodotto nazionale e industriale raggiunse i massimi storici.

Il boom economico fu favorito dai finanziamenti americani, dall’aumento delle esportazioni all’estero, dovute anche alla liberalizzazione del Mercato comune europeo, e dalla forte crescita della domanda interna, dovuta agli investimenti nell’edilizia e nell’industria che si modernizzava. Inoltre, mentre era cresciuta la produttività industriale, grazie all’adozione di tecnologie avanzate, restava basso in Italia il costo del lavoro, anche per effetto delle forti migrazioni interne di lavoratori che dalle campagne e dal Meridione cercavano impiego nelle industrie del Nord. Lo sviluppo economico fu inoltre favorito dal basso costo delle fonti di energia e dai notevoli investimenti dell’industria pubblica, soprattutto nel settore siderurgico.

Anche in Italia si realizzò così, pur in ritardo, uno sviluppo basato sulla produzione in serie automatizzata di beni e consumi diffusi (elettrodomestici, televisori, ciclomotori e automobili di piccola cilindrata, con i modelli Fiat 600 e 500). Tuttavia l’economia italiana si sviluppò secondo un modello dualistico, per la presenza contemporanea di settori molto dinamici contrapposti ad altri arretrati e per l’aggravarsi dello squilibrio tra Nord e Sud. Nel 1963 la crescita dell’economia italiana rallentò per poi riprendere, con un ritmo molto più lento, nel 1966.

I governi di centro-sinistra.

centro sinistraLe premesse per un superamento dei governi centristi sono individuabili nella linea  di un accordo tra DC e PSI lanciata da Aldo Moro al congresso democristiano dell’ottobre 1959. Nacquero così i primi governi di centrosinistra basati su accordi politici tra DC, PSI, PSDI e PRI. Con la pesante sconfitta elettorale socialista alle elezioni del 19 maggio 1968, l’asse politico del Paese si spostò progressivamente a destra, mentre a sinistra il Partito comunista continuava ad aumentare i suoi consensi e nacque la cosiddetta sinistra extraparlamentare. Fu un periodo di aspre lotte sociali e di continue contestazioni studentesche. Nel 1969, con la strage di Piazza Fontana, si aprì la “strategia della tensione” che puntava a contrastare l’avanzata delle sinistre. Iniziò una fase di instabilità politica che condusse al primo scioglimento anticipato del Parlamento della storia della Repubblica e a elezioni anticipate (7 maggio 1972), dalle quali non uscì tuttavia un quadro politico stabile.

Nuovi stili di vita

L’accelerato processo di sviluppo verificatosi negli anni ’50 e ‘60 travolse tradizioni, culture e abitudini degli Italiani. L’Italia si trasformò in pochi anni da società agricola a società industriale avanzata e lo sviluppo economico cambiò radicalmente i consumi, le condizioni e gli stili di vita. All’inizio degli anni Cinquanta un quarto delle case era senza acqua corrente, quasi tre quarti era senza bagno e solo una su dieci aveva il termosifone e il telefono. Il 58% della spesa familiare era destinato all’alimentazione e quasi tutto il resto all’abitazione e al vestiario. In un breve arco temporale questa situazione mutò radicalmente e si crearono le basi della cosiddetta società dei consumi.

Nella seconda metà degli anni Cinquanta incominciò a diffondersi a livello di massa l’automobile, prima riservata a pochi privilegiati. Alla fine degli anni ’50, nascono la Fiat 500 e la Fiat 600, due utilitarie dal prezzo molto contenuto. Nel 1953 circolavano in Italia oltre 600.000 automobili, nel 1956 oltre un milione, nel 1965 più di cinque milioni e nel 1968 oltre otto milioni, per raggiungere nel 1982 i venti milioni.

Altrettanto rapidamente si diffuse la televisione, che nel 1954 (anno di inizio delle trasmissioni regolari) aveva 88.000 abbonati, saliti nel 1958 a un milione, nel 1969 a nove milioni, nel 1982 a 13 milioni e mezzo. Fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta anche gli elettrodomestici e il telefono entrarono massicciamente nelle case italiane.

Fra i mutamenti più appariscenti degli stili di vita vi fu lo sviluppo dei consumi privati: negli anni Cinquanta e Sessanta il consumismo e le aspirazioni a un avanzamento individuale riguardarono soprattutto i ceti medi, attratti dal modello di vita americano. Gli Stati Uniti, che sin dall’inizio del secolo si erano caratterizzati per lo sviluppo di un mercato di massa, con prodotti di largo consumo, furono visti come un modello. Il consumismo fu, infatti, considerato da molti come il fattore chiave del successo del paese più ricco e potente del mondo, anche se non mancarono autorevoli critiche alla società dei consumi da parte di intellettuali, filosofi e sociologi.

La cultura giovanile

Gli anni Sessanta furono un decennio caratterizzato da un grande rinnovamento generazionale: prima la beat generation, poi la musica pop, diventarono il nuovo modo di espressione dei giovani, che si identificano sempre di più nei loro idoli musicali. Nel 1964, un anno di grandi fermenti culturali e sociali, in Gran Bretagna imperversarono i Beatles e i Rolling Stones. Nacque la musica rock, che diventò espressione delle nuove generazioni.

In Italia gli echi di questi fermenti si fecero sentire con qualche anno di ritardo. La maggiore disponibilità di tempo e di denaro fece delle nuove generazioni consumatori particolarmente ambiti dal sistema produttivo, tanto che ai giovani furono sempre più frequentemente destinati spettacoli televisivi e cinematografici, capi di abbigliamento, dischi e mezzi di trasporto. Furono gli anni in cui si affermarono i media, la cultura pop e la minigonna. Fecero la loro comparsa le prime radio a transistor che sostituirono le vecchie e ingombranti radio a valvole: fu il boom delle radioline portatili a batteria che gli Italiani portavano ovunque con sé, quasi come accade oggi con i cellulari.

Si crearono mode da seguire,”divi” da imitare e modelli di comportamento ai quali conformarsi, la maggior parte dei quali proveniva dal mondo anglosassone, che prese definitivamente il posto di Parigi e della Francia come punto di riferimento internazionale: Londra, New York, San Francisco divennero le grandi capitali della moda “giovane” (dei teenager, come vengono chiamati, con termine inglese, i ragazzi tra i 13 e i 19 anni) e dell’industria discografica. Si imposero così in tutta il mondo capi d’abbigliamento come i jeans o le t-shirt, le bevande gassate e le canzoni in lingua inglese.

Di questo fenomeno traccia un’efficace sintesi lo storico E.J. Hobsbawm nel suo saggio Il secolo breve:

Gli stili della gioventù americana si diffusero direttamente o attraverso l’amplificazione dei loro segnali mediante la cultura inglese, che faceva da raccordo tra America ed Europa, per una specie di osmosi spontanea. La cultura giovanile americana si diffuse attraverso i dischi e le cassette, il cui più importante strumento promozionale, allora come prima e dopo, fu la vecchia radio. Si diffuse attraverso la distribuzione mondiale delle immagini; attraverso i contatti personali del turismo giovanile internazionale che portava in giro per il mondo gruppi ancora piccoli, ma sempre più folti e influenti, di ragazzi e ragazze in blue jeans; si diffuse attraverso la rete mondiale delle università, la cui capacità di rapida comunicazione internazionale divenne evidente negli anni ’60. Infine si diffuse attraverso il potere condizionante della moda nella società dei consumi, una moda che raggiungeva le masse e che veniva amplificata dalla spinta a uniformarsi propria dei gruppi giovanili. Era sorta una cultura giovanile mondiale.”

E.J. HOBSBAWM, Il secolo breve, trad. it., Milano 1997

Il turismo di massa.

Uno dei più profondi cambiamenti prodotti dal boom economico italiano fu sicuramente costituito dal notevole aumento del tempo libero. La riduzione degli orari di lavoro nelle aziende, la diffusione di massa degli elettrodomestici che liberò le donne da una parte consistente del loro lavoro nell’ambito della famiglia determinarono l’aumento del tempo libero. Inoltre, all’urbanizzazione derivata dallo sviluppo industriale si accompagnò la diffusione dell’automobile e di più veloci mezzi di trasporto, che permettevano ora una mobilità enormemente maggiore rispetto al passato.

Di conseguenza cambiarono radicalmente gli stili di vita e le aspettative per il futuro, soprattutto tra le giovani generazioni. In questa fase di grandi cambiamenti trova le sue radici lo sviluppo del turismo di massa, che estese a vaste fasce della popolazione la possibilità di trascorrere l’estate presso località balneari, montane o termali.

Tale opportunità fu principalmente consentita da tre fattori: l’aumento del tempo libero, le ferie retribuite, il miglioramento dei redditi e la motorizzazione di massa. Le vacanze al mare e in montagna non furono più un privilegio di pochi ma divennero un fenomeno di massa, assurgendo talora a status simbol di una condizione economica famigliare nettamente migliorata.

Nella prima parte degli anni ’60 l’Italia beneficiò ancora degli effetti del boom economico. Il 1960 fu l’anno del film “La dolce vita” di Federico Fellini, che era lo specchio di una società in trasformazione, in bilico fra il vecchio e il nuovo.

 

 

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