Il nazionalismo

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Il nazionalismo

 

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Il nazionalismo è una tendenza ideologica e politica che enfatizza l’idea di nazione e di nazionalità, nata tra Settecento e Ottocento. Nel corso del XVIII secolo si iniziò a designare con il termine di “nazione” l’insieme della popolazione di un territorio, e a considerare tale insieme come l’effetto unico e irripetibile del convergere di diversi fattori geografici, etnici, culturali e sociali.

Un’origine del nazionalismo può essere rintracciabile in alcuni filosofi tedeschi (J. G. Fichte, J. G. Herder, F. Schlegel,C. F. Schiller) che, tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, concepirono la nazione come entità prevalentemente etnica e linguistica. In una prima fase, all’inizio dell’Ottocento, l’idea nazionale alimentò le lotte liberali e democratiche e guidò pensatori e letterati alla riscoperta delle tradizioni nazionali e popolari, ispirandosi al principio di libertà dei popoli.

Una seconda fase è quella segnata dall’imperialismo tardo ottocentesco, nel quale l’orgoglio nazionale si unì all’autoritarismo e all’aggressività internazionale degli Stati europei. Le correnti nazionalistiche si fondarono sull’esaltazione della potenza nazionale, in conflitto con le altre nazioni, legandosi alle concezioni politiche antidemocratiche e alle spinte espansionistiche dei grandi Stati europei in lotta per la supremazia. Questa tendenza ha avuto un ruolo importante nell’ideologia fascista, nazista e dei regimi totalitari del ‘900. Dopo la Seconda guerra mondiale il principio di nazione è stato alla base del processo di decolonizzazione dei paesi del Terzo mondo.


Johann Gottlieb Fichte, Il concetto di nazione come etnia

La prima testimonianza, del filosofo tedesco Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), propone una concezione della nazione caratterizzata dal legame spirituale che sarebbe maturato lungo la storia passata di un popolo che ha condiviso lingua, religione e tradizioni culturali: gli antenati, con le loro imprese e i loro sacrifici, avrebbero dato vita a una “stirpe” o “etnia” e avrebbero fondato il diritto di quel popolo a vivere unito e libero su una stessa “terra dei padri”.

Se fosse riuscito ai romani di soggiogare anche i tedeschi, e, com’era costume costante di Roma, di distruggerli in quanto nazione, lo sviluppo dell’umanità avrebbe preso un’altra direzione, né, crediamo, più consolante. Noi, eredi prossimi del loro suolo, della loro lingua e mentalità, dobbiamo a loro se siamo tedeschi, e se ancor ci porta quella primitiva e originale corrente di vita; dobbiamo a loro tutto ciò che fummo di poi, come nazione, e se oggi per noi non è finita e l’ultima goccia del sangue da essi ereditato non si è inaridita nelle nostre vene, a loro dovremo ciò che continueremo a essere.

J. G. Fichte, Discorsi alla nazione tedesca, Torino, UTET 1972.

 

Ernest Renan, Il concetto di nazione cittadinanza comune

L’altro modello, pur riconoscendo un alto valore alla storia e alla tradizione di un popolo, vede le radici del sentimento nazionale soprattutto nella volontà dei cittadini di aderire a un progetto comune. Il “popolo” è allora un’entità politica che si riconosce per i valori di civiltà che condivide nel presente e sui quali è impegnato per il futuro. Di questa idea di nazione è rimasta famosa la descrizione offerta dallo storico francese Ernest Renan (1823-1892).

Una nazione è un’anima, un principio spirituale. Due cose, che in realtà sono una cosa sola, costituiscono quest’anima e questo principio spirituale; una è nel passato, l’altra nel presente. Una è il comune possesso di una ricca eredità di ricordi; l’altra è il consenso attuale, il desiderio di vivere insieme, la volontà di continuare a far valere l’eredità ricevuta indivisa.

La nazione è dunque una grande solidarietà, costituita dal sentimento dei sacrifici compiuti e da quelli che si è ancora disposti a compiere insieme. Presuppone un passato, ma si riassume nel presente attraverso un fatto tangibile: il consenso, il desiderio chiaramente espresso di continuare a vivere insieme. L’esistenza di una nazione è (mi si perdoni la metafora) un plebiscito di tutti i giorni, come l’esistenza dell’individuo è un’affermazione perpetua di vita.

E. Renan, Che cos’è una nazione?, Roma, Donzelli 1994.

 

 

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