Il Nazismo al potere: lo Stato totalitario

Interpretazioni del nazismo

La costruzione dello Stato totalitario

Hitler cancelliere: il Nazismo al potere.

Dalla sua nascita e per tutti gli anni Venti la NSDAP di Hitler raccolse risultati elettorali del tutto trascurabili, tanto che anche alle elezioni del 1928 i nazisti ebbero appena 800.000 voti (il 2,6%). Solo dopo la grande crisi del 1929, la NSDAP ottenne un seguito di massa: alle elezioni del 1930 i nazisti ottennero più di 6 milioni di voti (il 18,3%). Anche i comunisti avevano accresciuto la loro forza, mentre perdevano consensi i partiti che sostenevano la Repubblica di Weimar. 

Nel 1932 fu rieletto presidente della Repubblica il vecchio maresciallo Hindenburg e nelle elezioni tenutesi quello stesso anno i nazisti divennero il partito di maggioranza relativa, con il 37,4% dei voti. Il 30 gennaio del 1933 Hindenburg nominò Hitler cancelliere, alla guida di un governo formato da nazisti, conservatori e cattolici.

La creazione dello Stato totalitario.

Giunti al potere, i nazisti procedettero alla costruzione di un regime totalitario con rapidità e sistematicità, ricorrendo a provvedimenti illegali e alla violenza nei confronti degli avversari. 

Il regime nazista fu caratterizzato dal controllo di tutti gli apparati dello Stato, dalla propaganda martellante, dalla lotta spietata contro gli oppositori e dalla persecuzione nei confronti degli ebrei. 

Incendio del Reichstag e pieni poteri

Incendio ReichstagL’incendio del Reichstag (il parlamento tedesco), avvenuto nella notte del 27 febbraio 1933, la cui responsabilità fu attribuita ai comunisti, offrì al governo l’occasione di mettere fuori legge il Partito comunista e di limitare le libertà politiche e civili. Nelle successive elezioni del 5 marzo 1933, avvenute in un clima intimidatorio, i nazisti ottennero il 43,9% dei voti. Hitler chiese e ottenne dal Parlamento di conferire al governo i pieni poteri, compreso quello legislativo, e la facoltà di modificare la Costituzione. Il Partito socialdemocratico, fino a poco prima il più forte Partito operaio d’Europa, fu sciolto con la forza e la stessa sorte fu riservata agli altri partiti e ai sindacati: il 14 luglio 1933 il governo emise una legge che riconosceva come legale il solo Partito nazista. 

La repressione degli oppositori

Fu creata la Gestapo, la potente polizia segreta, l’equivalente dell’OVRA fascista e nel 1933 fu aperto il primo campo di concentramento, quello di Dachau, che raccoglieva oppositori politici interni e criminali comuni. S’instaurò così, nell’arco di pochi mesi, un regime dittatoriale e totalitario. Durante il regime nazista si arrivò all’internamento nei campi di concentramento (i lager) di quasi un milione di tedeschi e all’eliminazione di qualsiasi forma di libertà e di pluralismo politico.

La “notte dei lunghi coltelli”

hitler_rohmContinuava tuttavia a essere necessario a Hitler l’appoggio delle caste militari e degli industriali, che chiedevano l’epurazione dell’ala sinistra del Partito, rappresentata dalle SA capeggiate da Ernst Rhom.

Il 30 giugno 1934, la cosiddetta “notte dei lunghi coltelli“, Hitler fece massacrare dalle SS comandate da Himmler e dagli uomini di Goering, Rhom e il suo stato maggiore (alcune centinaia di persone), ottenendo in tal modo l’appoggio dei conservatori e dell’esercito.

Ein Volk, ein Reich, ein Fuhrer

Alla morte di Hindenburg, nell’agosto del 1934, Hitler aggiunse alla carica di cancelliere quella di capo dello Stato, e in seguito di capo supremo delle forze armate. Nasceva così il terzo Reich (il primo era stato il Sacro romano impero germanico, mentre il secondo era quello formatosi nel 1871). Lo stato totalitario nazista si fondava sull’idea di comunità popolare (Volksgemeinschaft) su base razziale, dalla quale dovevano essere eliminati gli ebrei e le altre minoranze, e sul suo legame “mistico” con il Führer (Ein Volk, ein Reich, ein Fuhrer). 

Il “principio del Führer”

«Il segreto della sua personalità consiste nel fatto che ciò che è assopito nel profondo dell’animo tedesco ha preso fattezze umane […]. Questo appare in Adolf Hitler : egli è l’incarnazione dei desideri profondi della nazione» 

Georg Schott, Das Volksbuch vom Hitlers, Munich 1924

Dopo la presa del potere, nel corso di pochi mesi furono poste le basi definitive della dittatura nazista, che si basava su una concezione gerarchica della società forgiata attorno al Führerprinzip. Il “principio del Führer” consisteva in un principio di autorità, privo di ogni fondamento democratico, che attraversava verticalmente la società e sottoponeva tutti gli individui al potere della gerarchia del Reich hitleriano e che trovava la propria legittimazione nella persona del suo supremo rappresentante, il Führer stesso.

hitlerSecondo l’ideologia nazista, il Führer (guida) Adolf Hitler incarnava in sé lo stato, il partito e il popolo. Egli esercitava le funzioni di supremo legislatore, di amministratore e di giudice, di guida del partito, dell’esercito e del popolo. Dopo la morte di Hindenburg (1934), la carica di presidente si fuse con quella di cancelliere e la guida dello stato fu assegnata a vita al Führer, che era indipendente da tutte le altre istituzioni. Egli era il solo legislatore, incarnava il potere amministrativo, esercitato in suo nome, era il capo supremo delle forze armate e il giudice supremo e infallibile. Il suo potere era legalmente e costituzionalmente illimitato.

Ogni membro dell’esercito doveva prestare il seguente giuramento: “Giuro solennemente dinanzi a Dio: che presterò obbedienza incondizionata ad Adolf Hitler, Führer del Reich e del popolo, comandante supremo dell’esercito, e che, da bravo soldato, sarò pronto a rischiare la vita in qualsiasi momento, fedele a questo giuramento”. 

La giustificazione del Führerprinzip era carismatica e si basava sull’attribuzione al Führer di qualità mancanti ai comuni mortali. L’attaccamento a Hitler non era semplicemente paragonabile a un “culto” del capo, bensì a una forma di adorazione di carattere religioso e che assumeva la forma di una vera e propria idolatria. Senza questa componente probabilmente non si spiegherebbe il grande consenso di cui Hitler poté godere in Germania per molti anni. 

Organizzazioni di massa e controllo della cultura.

joseph goebbelsI sindacati operai furono sciolti e i lavoratori inquadrati nel Fronte tedesco del Lavoro (Deutsche Arbeitsfront) organizzazione corporativa nazista. I giovani furono inquadrati nelle formazioni della Hitlerjugend (Gioventù hitleriana). 

Furono organizzate, secondo un preciso e coreografico rituale, parate militari e manifestazioni di massa. Fu costruita a Norimberga l’Area dei raduni, che comprendeva una serie di infrastrutture (tra cui un enorme stadio) da edificare su un terreno di 11 km², e l’architettura monumentale di Albert Speer, l’architetto del regime, esaltò il futuro del Terzo Reich. 

Il cinema e la radio, sotto l’abile regia del Ministro della propaganda Joseph Goebbels, tessevano le lodi del popolo tedesco e del suo führer e la vita culturale fu sottoposta a un rigido controllo. Dalla Germania ci fu un esodo di intellettuali di primo piano, come Thomas Mann e Albert Einstein.

Il Nazismo e le chiese.

Il consenso di massa derivò anche dal fatto che le chiese luterana e cattolica si opposero debolmente al nazismo. Anche in Germania, come in Italia, si giunse a un concordato fra Hitler e il Vaticano: la chiesa accettava lo scioglimento dei sindacati cattolici e del partito del Centro pur di assicurarsi la libertà di culto. Solo più tardi, nel 1937, Pio XI condannò il nazismo nell’enciclica “Con cocente dolore”, ma il suo successore Pio XII attenuò l’atteggiamento anti-nazista.

 

 

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