La caduta di Robespierre e il Direttorio.

rivoluzione francese

La caduta di Robespierre e il Direttorio

Rivoluzione francese

 

Il 9 termidoro e l’eliminazione di Robespierre

Quando la situazione della Francia sembrò stabilizzarsi, i dissensi all’interno del Comitato di salute pubblica condussero alla caduta di Robespierre. La maggioranza del Comitato, capeggiata da Jacques-Nicolas Billaud-Varenne, Jean-Marie Collot d’Herbois e Lazare Carnot, si oppose a Robespierre e ai suoi seguaci, tra cui Saint-Just e Couthon.

rivoluzione franceseNella riunione della Convenzione dell’8 termidoro (26 luglio) Robespierre, dopo aver accusato i suoi oppositori, che ora si presentavano come moderati, di essere in realtà i veri responsabili degli eccessi del Terrore, chiese la punizione dei “traditori” e l’epurazione dei Comitati. Si svolse poi una burrascosa discussione al club dei Giacobini, che sancì la definitiva rottura tra Robespierre e i suoi oppositori all’interno del Comitato di salute pubblica.

Jean-Lambert Tallien e Joseph Fouché riuscirono a convincere i moderati della Pianura ad abbandonare Robespierre e a collaborare per destituire il “tiranno”. Nella seduta della Convenzione del 9 termidoro (27 luglio) gli interventi di Saint-Just e dello stesso Robespierre furono interrotti e fu loro impedito di parlare. Billaud-Varenne accusò violentemente Robespierre di fomentare le divisioni e di essere un dittatore e Tallien richiese il suo arresto. Gli eventi si svolsero in una situazione tumultuosa e caotica, in cui alla fine fu approvato un decreto di arresto contro Robespierre, Saint-Just, Couthon, Augustin Robespierre e Le Bas.

Le notizie della turbolenta seduta alla Convenzione e dell’arresto di Robespierre provocarono la reazione dei seguaci del leader giacobino e dei sanculotti. Il Comune parigino e il capo della Guardia nazionale, François Hanriot, reagirono  cercando di organizzare un moto insurrezionale. Robespierre e gli altri deputati giacobini detenuti furono liberati, ma non mostrarono grande risolutezza sul da farsi e sembrarono inizialmente contrari all’insurrezione.

rivoluzione franceseIntanto, la coalizione termidoriana affidò il compito di reprimere l’insurrezione all’energico e spietato Paul Barras, che si avvalse anche dell’aiuto delle sezioni parigine moderate. Le guardie nazionali di Barras marciarono sul Comune e raggiunsero di sorpresa l’Hôtel-de-Ville, irrompendo nella sala del Comitato insurrezionale dove si trovavano Robespierre e gli altri deputati giacobini.

Tutti furono arrestati e alcuni di loro feriti, compreso Robespierre, colpito da un colpo di pistola che gli fracassò la mascella. Nel frattempo si scatenava la repressione contro Giacobini e sanculotti in tutta Parigi. Barras ebbe facilmente la meglio sull’insurrezione, anche perché l’appoggio popolare a favore di Robespierre e dei suoi seguaci fu scarso.

rivoluzione franceseLa sera del 10 Termidoro (28 luglio) si procedette all’esecuzione capitale di ventidue arrestati, tra cui Maximilien e Augustin Robespierre e Hanriot, tutti e tre gravemente feriti, Saint-Just, Couthon e Dumas. I club giacobini furono chiusi in tutta la Francia, furono aboliti i tribunali rivoluzionari e abrogati alcuni decreti, tra cui quello che fissava il tetto massimo di prezzi e salari.

La congiura del 9 termidoro consegnò il potere nella Convenzione alla “pianura”, che in precedenza aveva da­to il suo tacito assenso al “terrore” giacobino, e rappresentò il predominio dell’alta borghesia. I “termi­doriani” si trovarono in una situazione molto dif­ficile: intendevano procedere allo smantellamento del “terrore”, resti­tuendo la libertà di culto alla Chiesa cattolica, abolendo il controllo sui prezzi e riportando il mercato al libero scambio. Dovevano però fronteggiare anche il ritorno delle forze controrivoluzionarie, mostrando di non essere disposti a mettere in discussione alcune delle conquiste rivoluzionarie, come l’esproprio delle terre del clero e degli aristocratici.

La repressione antigiacobina

I Girondini superstiti furono reintegrati nella Con­venzione, le sezioni elettorali parigine furono epu­rate dai sanculotti e molte sedi giacobine furono chiuse. Le condanne a morte cominciarono ora a colpire i Giacobini (Terrore Bianco), nella capitale e più ancora nelle altre città. Finita l’e­poca della virtù repubblicana e dell’egualitarismo, a Parigi tornava a comparire la vita di so­cietà e la ricchezza, spesso recente e dovuta agli illeciti profitti realizzati sulle forniture militari o sulle speculazioni legate al vettovagliamento urbano. Il 10 aprile 1795 i sanculotti assaltarono la Con­venzione ma la Guardia nazionale riuscì a disperdere gli insorti. A un nuovo sollevamento del 20 maggio la Convenzione rispose impiegando l’esercito. La reazione termidoriana divenne più intensa e i giacobini detenuti nelle car­ceri furono massacrati senza processo.

La Costituzione del 1795 e il Direttorio

La Convenzione nazionale redasse rapidamente una nuova Costituzione (Costituzione dell’anno III), approvata il 22 agosto del 1795. Essa assegnava il potere esecutivo a un Direttorio composto di cinque membri e quello legislativo a due camere, il Consiglio degli Anziani (250 membri) e il Consiglio dei Cinquecento. Il voto divenne nuovamente censitario e fu limitato ai contribuenti residenti da almeno un anno nel proprio distretto elettorale. Pur rimanendo in vita ancora per un anno il Comitato di salute pubblica fu epurato degli elementi vicini a Robespierre, perse il suo ruolo centrale e fu affiancato da altri comitati. Fu infine eliminato quando la Convenzione si sciolse (26 ottobre 1795) e fu insediato il primo Direttorio.

Nonostante il contributo di abili statisti quali Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord e Joseph Fouché, il Direttorio dovette fronteggiare subito numerose difficoltà: sul fronte interno, l’eredità di un’acuta crisi finanziaria aggravata da una disastrosa svalutazione (99% circa) degli assegnati, lo spirito giacobino ancora vivo tra le classi popolari, il proliferare tra i benestanti di agitatori che volevano la restaurazione della monarchia; sul fronte internazionale, le tensioni e i conflitti con le potenze dell’assolutismo monarchico, che ancora dominavano quasi tutta l’Europa.

L’insurrezione dei monarchici

La repressione condotta contro i club popolari (tut­ti chiusi nel mese di agosto per evitare il ripetersi di insurrezioni) aveva ridato spazio alle forze monarchiche. Molti emigrati erano rientrati e il 5 ottobre 1795 i seguaci dei Borbone si sentirono abbastanza forti da scatenare una loro insurrezione. Fu l’esercito a prendere in mano la situazione: il leader dei “termidoriani” Barras, chiamò un ufficiale che era stato considerato in passato vicino a Robespierre, Napoleone Bonaparte (il futuro Napoleone I), che non esitò a spazzare via a colpi di cannone i monarchici insorti.

Il Trattato di Basilea: una pace temporanea

Sul fronte estero, con il trattato di Basilea (5 aprile 1795) la Prussia e altri stati tedeschi stipularono la pace con la Francia. Il 22 luglio si ritirò la Spagna e quindi solo Gran Bretagna, Regno di Sardegna e Austria rimasero in guerra con la Francia. Per quasi un anno però si ebbe una situazione di tregua: la fase successiva fu aperta dalle guerre napoleoniche.

 

 

Print Friendly, PDF & Email