La guerra del Vietnam

Decolonizzazione

La guerra del Vietnam

 

La Repubblica democratica del Vietnam

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Durante la Seconda guerra mondiale il dominio coloniale francese sull’Indocina si indebolì e il Giappone intervenne militarmente in Vietnam. A capo della lotta armata contro i francesi e i giapponesi si pose il comunista Hồ Chí Minh, che nel 1941 fondò il Việt Minh (Lega per l’Indipendenza del Vietnam). Costituito un governo provvisorio con sede ad Hanoi, il 2 settembre del 1945 Hồ Chí Minh proclamò l’indipendenza della Repubblica democratica del Vietnam.

La Francia, che non intendeva rinunciare alla politica coloniale in Indocina, attaccò la Repubblica democratica del Vietnam, riprendendo il controllo del sud del paese. La guerra si protrasse fino al 1954, quando il 7 maggio il generale Võ Nguyên Giáp sconfisse definitivamente i francesi nella battaglia di Ðiện Biên Phủ.

Accordi di Ginevra e Vietcong

I successivi accordi di Ginevra, siglati il 21 luglio del 1954, previdero la divisione del Vietnam in due zone lungo la linea del 17° parallelo: il Nord sotto il controllo della repubblica democratica di Hồ Chí Minh, con sede ad Hanoi, e il Sud che rimase zona d’occupazione francese sotto la guida di Ngô Đình Diệm. 

Le elezioni, previste alla conferenza di Ginevra per il 1956, avrebbero dovuto portare alla riunificazione del Vietnam, ma non ebbero mai luogo, mentre i contrasti fra Nord e Sud del paese si inasprirono ulteriormente.

Nel Sud, governato dal regime oppressivo e corrotto di Ngô Đình Diệm, nacque un movimento rivoluzionario sostenuto da Hanoi, il Fronte nazionale di liberazione del Vietnam del Sud (Vietcong). 

Crescente intervento statunitense

Gli americani inviarono al Sud, in maniera sempre più massiccia, aiuti, armi e consiglieri e il presidente Kennedy portò la presenza americana da qualche migliaio a trentamila uomini, insediando a Saigon un comando militare americano. Diem fu destituito nel novembre del 1963 e le crescenti difficoltà politiche e militari causarono continui colpi di stato mentre l’intervento americano, sotto la presidenza di Johnson, assunse dimensioni sempre più ampie (oltre settecentomila uomini nel 1968). 

Bombardamenti americani e offensiva del Tet

Gli Stati Uniti non riuscirono tuttavia ad avere ragione della resistenza dei vietcong, forti dei crescenti aiuti militari da parte della Cina e dell’Unione Sovietica, del supporto delle truppe nordvietnamite e dell’appoggio della popolazione. Furono effettuati massicci bombardamenti a nord del 17° parallelo, ma le forze congiunte dei vietcong e dei nordvietnamiti resistettero e passarono all’attacco nel gennaio del 1968 (offensiva del Tet). Nel mese di marzo il presidente Johnson, anche per la forte opposizione alla guerra nell’opinione pubblica, decise la cessazione dei bombardamenti sul Vietnam del Nord. In maggio dello stesso anno, a Parigi iniziarono colloqui preliminari per verificare possibili condizioni di pace, mentre proseguivano nel paese, gli scontri. 

Verso la fine della guerra

Nel 1972 gli Stati Uniti intensificarono i bombardamenti sul Vietnam del Nord in seguito a una nuova offensiva del Fronte nazionale di liberazione. Nel gennaio del 1973 a Parigi ripresero le trattative diplomatiche che portarono a un cessate il fuoco immediato, previdero il ritiro delle forze americane e la formazione di un governo di coalizione nel Sud. La guerra si protrasse ancora per due anni, fino a quando il 30 aprile del 1975 le truppe del Fronte nazionale di liberazione entrarono a Saigon. Il paese fu così unificato nella Repubblica socialista del Vietnam, proclamata il 2 luglio 1976, ed entrò a far parte dell’ONU nel settembre del 1977. Hanoi divenne la capitale del nuovo Stato. 

 

 

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