La questione d’Oriente

Balcani

La “questione d’Oriente”

La “questione d’Oriente” è una delle più complesse e intricate questioni di politica internazionale, in cui gli interessi delle grandi potenze europee si intrecciavano, nei Balcani, a quelli delle potenze di dimensione regionale (Serbia, Bulgaria, Grecia, Romania, Montenegro). L’area dei Balcani era stata per secoli parte dell’Impero ottomano, che però era in crisi. I piccoli Stati balcanici per realizzare i loro disegni bellicosi erano costretti a ricercare il sostegno delle grandi potenze europee, che a loro volta li utilizzarono come strumento per allargare la loro influenza.

I primi moti nazionali e l’indipendenza greca

Il termine “questione d’Oriente” fu introdotto dopo il Congresso di Vienna (1815), per indicare la necessità di ridisegnare l’assetto geopolitico dell’area danubiano-balcanica. In particolare nelle aree facenti parte dell’Impero ottomano, che si trovava in una situazione di arretratezza e di crisi, si svilupparono forti istanze nazionalistiche. Nel 1822 la Grecia dichiarò la propria indipendenza dall’Impero ottomano, che inizialmente riuscì a riprendere il controllo del paese. A conclusione della guerra che ne seguì i Greci, con l’appoggio di Francia, Inghilterra e Russia, nel 1930 conseguì l’indipendenza. Inoltre, il principato di Serbia ottenne l’autonomia e fu posto sotto tutela russa. Anche le provincie ottomane di Moldavia e Valacchia ottennero una forte autonomia politica e amministrativa, sotto tutela russa, ponendo le basi della futura Romania.

La crisi ottomana

La situazione di crisi dell’Impero ottomano lo pose sotto il protettorato e sotto l’influenza della Russia. In questo Francia e Gran Bretagna videro un pericolo per i propri interessi. Affiancate da Austria e Prussia, esse cercarono di limitare l’influenza russa sollecitando e favorendo nell’Impero ottomano una serie di riforme che gli consentissero di riacquistare piena autonomia e il controllo del proprio territorio.

La guerra di Crimea

BalcaniCon l’avvento di Napoleone III (1852), la Francia attuò una politica volta a indebolire la presenza della Russia nella penisola balcanica. Mirando a sottrarre le popolazioni slave all’influenza ortodossa russa, la Francia si propose come tutrice delle aspirazioni nazionali di Serbi e Montenegrini, ma anche delle aspirazioni rumene. Principale terreno di scontro con la Russia fu il problema della tutela e dell’accesso ai luoghi santi in Palestina. La disputa fra Francia e Russia sui luoghi santi coinvolse la Sublime Porta che ne aveva il controllo amministrativo-territoriale. Diviso fra le pressioni francesi e russe, l’Impero ottomano approfittò della situazione per liberarsi della pesante tutela zarista, provocando una crisi internazionale fra i due Paesi che sfociò nella guerra di Crimea (1853-1856). In seguito all’occupazione russa dei principati di Moldavia e Valacchia, una coalizione formata da Francia, Gran Bretagna e Turchia inviò un esercito in Crimea, attaccando direttamente il territorio russo. Nel 1855 alle forze alleate si aggiunge anche un contingente piemontese, inviato da Cavour con l’intento di porre la questione italiana sul tavolo delle trattative di pace. Sconfitta nella guerra di Crimea, la Russia ridimensionò le sue pretese sulla penisola balcanica.

La guerra russo-turca e il Trattato di santo Stefano

Nel 1875 scoppiò una rivolta antiottomana in Bosnia-Erzegovina e l’anno successivo anche la Bulgaria insorse. Immediatamente, Serbia e Montenegro dichiarano guerra alla Turchia. Di fronte alla richiesta di soccorso invocata dalle popolazioni in rivolta, la Russia invase i territori europei della Turchia, dando inizio alla guerra russo-turca (1877-1878). La rapida avanzata russa mise in ginocchio la Turchia, costretta a firmare il trattato di Santo Stefano (1878): esso prevedeva la nascita della Bulgaria come Stato indipendente, satellite della Russia, e l’indipendenza di Serbia, Montenegro e Romania (nata dall’unione dei due principati di Moldavia e Valacchia). 

Il Congresso di Berlino

BalcaniTuttavia, la creazione sotto l’orbita russa dello Stato bulgaro, che si estendeva a comprendere interamente la Macedonia, preoccupò le potenze europee. Così, dal 13 giugno 1878 si tenne a Berlino, sotto gli auspici di Bismark, un congresso cui parteciparono l’Austria, l’Inghilterra, la Francia, l’Italia, la Russia e la Turchia. A conclusione dei lavori, il 13 luglio fu firmato il Trattato di Berlino che, modificando quello di Santo Stefano, ridimensionava sul piano territoriale la Bulgaria, facendo tornare gran parte della Macedonia alla Turchia. Veniva confermata l’indipendenza di Serbia, Montenegro e Romania. Infine la Bosnia-Erzegovina fu posta sotto tutela asburgica, pur rimanendo formalmente territorio ottomano. 

 

La questione macedone e le alterne alleanze

La Macedonia restava ottomana ma, a causa della palese debolezza della Turchia, essa divenne oggetto di contesa tra le grandi potenze e l’obiettivo strategico dei progetti nazionali serbo, greco e bulgaro. Nel 1885 la Bulgaria occupò la Rumelia orientale, provocando l’attacco serbo al Paese. Tuttavia, la campagna militare serba si rivelò un fallimento e nel 1886 la Rumelia orientale divenne parte integrante della Bulgaria. Nonostante il peso ormai sempre più ridotto della presenza ottomana, le potenze europee continuarono a sostenere la necessità di preservare l’Impero ottomano, da tempo definito il “gigante malato d’Europa”. Nel 1903, in Macedonia, fallì il tentativo insurrezionale dell’Organizzazione Rivoluzionaria Macedone (VMRO) per l’indipendenza della regione, ma ciò provocò un’accentuata rivalità di Serbia, Grecia e Bulgaria per il controllo della Macedonia. La politica estera di Serbia e Bulgaria fu spesso tortuosa e oscillante, così come quella della Russia e dell’Austria-Ungheria, con cui di volta in volta si verificò un intreccio di alleanze e di conflitto. Quando la Russia appoggiava la Serbia nelle sue pretese sulla Macedonia, la Bulgaria si avvicinava all’Austria-Ungheria, che appoggiava le rivendicazioni bulgare sulla Macedonia per contrastare l’influenza russa nei Balcani. Quando al contrario l’Austria-Ungheria sosteneva le aspirazioni di grande potenza della Serbia, la Bulgaria conduceva una politica filo-russa. E viceversa. Verso la Macedonia si indirizzavano le mire di una terza potenza balcanica, la Grecia. Perciò, tutti gli Stati balcanici esclusa la Romania aspiravano alla conquista della provincia turca della Macedonia.

Le guerre balcaniche

Nel giugno-luglio del 1908 la fase di instabilità che travagliava l’Impero ottomano culminò con la rivoluzione dei Giovani Turchi. La Turchia cominciò allora a trasformarsi in uno Stato moderno con un governo costituzionale. Nel 1908 approfittando dell’instabilità politica dell’Impero Ottomano, Ferdinando I principe di Bulgaria proclamò la completa indipendenza del Paese e l’Austria decise l’annessione della Bosnia-Erzegovina (già occupata, in realtà, nel 1878).

Deluso dall’annessione all’Austria-Ungheria della Bosnia e costretto a riconoscere tale annessione nel marzo 1909 mettendo così freno alle agitazioni dei nazionalisti serbi, il governo serbo rivolse le sue mire espansionistiche verso sud, in quella che era la “Vecchia Serbia” (il Sangiaccato di Novi Pazar e la provincia del Kosovo). Alle mire serbe si aggiunsero quelle bulgare: dopo aver ottenuto l’appoggio della Russia nell’aprile 1909, la Bulgaria desiderava infatti annettere i territori ottomani in Tracia e Macedonia. Nel frattempo, il 28 agosto 1909 in Grecia, un gruppo di ufficiali (Stratiotikos Syndesmos) chiesero una riforma costituzionale, la rimozione della famiglia reale dalla guida delle forze armate e una politica estera più decisa e nazionalista.  A questi avvenimenti si aggiunse l’insurrezione del marzo 1910 della popolazione albanese in Kosovo (appoggiata dai Giovani Turchi) e, nell’agosto 1910, il Montenegro diventò a sua volta un regno. 

Nel 1911, l’occupazione italiana della Tripolitania, regione appartenente all’Impero Ottomano, ne indebolì la posizione internazionale stimolando ulteriormente le mire dei piccoli stati balcanici, che si posero come obiettivo strategico comune il definitivo allontanamento della Turchia dai Balcani. 

Furono queste le premesse della costituzione della Lega balcanica (1912) e delle successive Guerre balcaniche (1912-13).

 

 

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