Le prime misure autoritarie e il delitto Matteotti.

matteotti

Le prime misure autoritarie e il delitto Matteotti

Primo periodo di governo (1922-1925)

Il governo Mussolini e le prime misure autoritarie.

Il governo Mussolini

Il 16 novembre si insediò alla Camera il nuovo governo Mussolini, che presentò la lista di Ministri e sottosegretari di Stato. I ministri fascisti erano soltanto tre, ma il duce avocava a sé i ministeri dell’Interno e degli Esteri.

I Ministri furono:

  • per le colonie Luigi Federzoni (Nazionalisti);
  • per la giustizia e gli affari di culto Aldo Oviglio (PNF);
  • per le finanze Alberto De Stefani (PNF);
  • per il tesoro Vincenzo Tangorra (Partito Popolare);
  • per la guerra il generale Armando Diaz (militare);
  • per la marina l’ammiraglio Paolo Thaon ‘di Revel (militare);
  • per l’istruzione pubblica Giovanni Gentile (indipendente);
  • per i lavori pubblici Gabriello Carnazza (Democrazia Sociale);
  • per l’agricoltura Giuseppe De Capitani d’Arzago (liberale);
  • per l’industria e il commercio Teofilo Rossi (liberale);
  • per il lavoro e la previdenza sociale Stefano Cavazzoni (Partito Popolare);
  • per le poste e i telegrafi Giovanni Antonio Colonna di Cesarò (Democrazia sociale);
  • per le terre liberate dal nemico Giovanni Giuriati (PNF).

Il discorso del bivacco

Mussolini successivamente pronunciò quello che è passato alla storia come il “discorso del bivacco”, così definito a causa del seguente celebre passo:

«[…] Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo, perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle “camicie nere”, inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione. […] Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300 mila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. 

Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.»

Il discorso del bivacco – Insediamento del governo Mussolini:

https://storia.camera.it/regno/lavori/leg26/sed188.pdf

La Camera votò la fiducia al governo con 306 favorevoli, 116 contrari e 7 astensioni.

Il 29 novembre il governo ottenne la fiducia del Senato con 196 favorevoli e 19 contrari.

Inoltre, Mussolini chiese e ottenne pieni poteri in materia di riordino finanziario e amministrativo (Legge 3 dic. 1922, n. 1601, concernente la delegazione di pieni poteri al Governo del re per il riordinamento del sistema tributario e della pubblica amministrazione).

Il Gran Consiglio del Fascismo

All’inizio del 1923 Mussolini creò il Gran Consiglio del Fascismo organo che riuniva i più importanti dirigenti del PNF, che diverrà nel 1928 organo di grande rilevanza costituzionale.

La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN)

miliziaSempre nel gennaio del 1923, con apposito decreto legge il “duce” istituì la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), nella quale confluivano le squadre fasciste. Contestualmente decise lo scioglimento della guardia regia e di ogni tipo di formazione paramilitare.

In tal modo Mussolini conseguì sostanzialmente alcuni obiettivi: legalizzò la propria forza armata, garantendosene la fedeltà; ne scaricò i costi di mantenimento sullo Stato; rese illegali tutti gli altri corpi armati (compresi quelli dei Nazionalisti); imbrigliò lo squadrismo e lo sottrasse (o cercò di sottrarlo) al controllo dei ras. Questi ultimi furono, non a caso, tra i più decisi oppositori di questa operazione, che comportava lo scioglimento delle squadre e la loro confluenza nella Milizia, alle dirette dipendenze del capo del governo.

La Riforma Gentile

riforma gentileNel corso del 1923 il Ministro dell’istruzione pubblica, il filosofo Giovanni Gentile, con la collaborazione del pedagogista e filosofo Giuseppe Lombardo Radice realizzò un’organica riforma della scuola, che Mussolini definì “la più fascista”.

La riforma si proponeva in primo luogo di creare un tipo di scuola capace di formare le classi dirigenti del paese mediante la formazione classica e umanistica, cui venne dato un ruolo centrale nel nuovo ordinamento. In questo quadro, grande rilievo assumeva il Liceo classico, l’unico tipo di scuola secondaria che desse accesso a tutte le facoltà universitarie.

Inoltre, alle classi “popolari” era riservata la “scuola di avviamento professionale” che aveva lo scopo, appunto, di avviare al lavoro. Essa rimase sostanzialmente in vigore inalterata anche dopo la caduta del fascismo fino al 1962, quando fu realizzata la riforma che introduceva la scuola media unificata e che aboliva la scuola di avviamento professionale.

La Legge Acerbo e le elezioni del 1924

Infine, sempre nel 1923 fu approvata una riforma elettorale (legge Acerbo) che concedeva un forte premio di maggioranza (i due terzi dei seggi alla Camera) alla lista che avesse ottenuto il maggior numero di voti (almeno il 25%). Le elezioni del 1924, condotte in un clima di violenza contro le opposizioni, diedero ai fascisti e ai loro alleati (il listone) una maggioranza del 64,9%.

Il delitto Matteotti

delitto matteottiLa definitiva rottura del fascismo con il sistema parlamentare avvenne dopo il delitto Matteotti. Giacomo Matteotti (1885-1924), segretario del Partito socialista unitario fondato nell’ottobre 1922 da un gruppo di riformisti usciti dal PSI, aveva denunciato brogli e violenze perpetrati dai fascisti nel corso delle elezioni tenutesi il 6 aprile del 1924.

Il 10 giugno 1924 verso le 16,30 Matteotti fu rapito da una squadra di fascisti composta da Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola e altri.

Il 16 Agosto 1924 fu ritrovato il cadavere di Matteotti. Si trattò di un delitto politico gravissimo che provocò viva impressione nel paese, alienando al fascismo molte simpatie nell’opinione pubblica moderata, e che fece vacillare il governo Mussolini.

La secessione dell’Aventino

Dopo che alla fine di giugno i partiti democratici avevano per protesta abbandonato il parlamento, dando vita alla “secessione dell’Aventino” per costringere il re a destituire Mussolini, questi giocò d’anticipo attribuendo il delitto al clima di tensione alimentato dall’opposizione e riuscì a risolvere la crisi accelerando l’instaurazione della dittatura.

Il discorso del 3 gennaio 1925

Il 3 gennaio del 1925 Mussolini pronunciò alla Camera un discorso con il quale si assumeva la responsabilità morale e politica di quanto accaduto e sfidava gli avversari:

«Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi.»

(Benito Mussolini, Discorso alla Camera del 3 gennaio 1925)

Il varo delle “leggi fascistissime”

Nelle settimane seguenti ebbe inizio il varo di provvedimenti che limitavano la libertà di espressione e di stampa, rafforzavano il potere esecutivo e reprimevano i partiti di opposizione (le cosiddette “leggi fascistissime”) fino all’instaurazione di un regime dittatoriale e totalitario.

Sul delitto Matteotti alcune questioni dibattute dagli storici non sono ancor oggi accertate:

Dietro il delitto vi era lo stesso Mussolini (che lo ha sempre negato)? Se no vi era l’ala radicale del PNF? Fu veramente ucciso per il suo discorso sui brogli elettorali o perché si accingeva a denunciare in parlamento torbidi traffici del governo legati al petrolio?

 

 

Print Friendly, PDF & Email