Liberalismo

LockeLiberalismo

Il liberalismo è una dottrina politica elaborata tra Settecento e Ottocento, basata sul principio della libertà individuale, sui principi economici del libero scambio, sull’eguaglianza giuridica dei cittadini, sulla divisione dei poteri, sull’affermazione di uno stato di diritto
garantito da una costituzione, sulla partecipazione alla vita politica in base al censo, sull’elezione di un parlamento dotato del potere legislativo, sulla rottura dei vincoli feudali, sulla piena sovranità e laicità dello stato e sulla tolleranza religiosa. In Italia i principi del liberalismo si combinarono con l’aspirazione all’unità nazionale e all’indipendenza.

 

Le premesse ideologiche più dirette del liberalismo si possono individuare:

  • nella Riforma protestante che, invocando il “libero esame” dei testi sacri, mise in crisi l’autorità delle gerarchie ecclesiastiche in campo religioso, attribuendo all’individuo piena libertà di coscienza;
  • nel movimento razionalistico che, facendo leva sulla ragione e non più soltanto sulla fede, contribuì a laicizzare la società;
  • nel giusnaturalismo, che sosteneva l’esistenza di una serie di diritti immutabili, inalienabili e universali di ogni individuo, con il conseguente riconoscimento dell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge;
  • nelle teorie economiche della fisiocrazia e di Adam Smith che, contrastando il tradizionale orientamento protezionista, aveva identificato nel libero sviluppo delle forze economiche la “ricchezza delle nazioni”  e nella libera concorrenza per la conquista del proprio legittimo benessere il presupposto per l’interesse dell’intera società.

Il liberalismo ebbe tra i suoi massimi teorici Locke e Montesquieu.

Il primo concepì lo Stato come struttura giuridico-istituzionale che aveva il compito di favorire la libertà e di garantire la tutela dei diritti naturali, limitando i poteri del sovrano.

Il secondo elaborò un modello di separazione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) ancora oggi alla base degli stati democratici. Montesquieu sosteneva che i poteri non dovevano essere solo separati, ma anche contrapposti e in equilibrio fra loro, così da limitarsi a vicenda, garantendo la sfera d’azione individuale del cittadino.

Il liberalismo sosteneva che tutti i cittadini indistintamente, pubblici funzionari compresi, dovevano essere soggetti alle medesime leggi (Stato di diritto). Le tappe fondamentali del liberalismo sono segnate nella storia inglese dalla Petition of Right (1628) e dal Bill of Rights (1689), che portarono a una limitazione delle prerogative della corona, e dall’Habeas Corpus Act (1679), che fissò le garanzie individuali sul piano giudiziario; in America, dal Bill of Rights della Virginia (1776) e dalla Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti (1776); in Francia, dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino votata dall’Assemblea Costituente nell’agosto del 1789. In Gran Bretagna la dottrina liberale trovò la propria espressione politica nel partito whig, che ottenne la riforma elettorale (1832) e la legittimazione delle nuove classi borghesi. Il liberalismo inglese dell’Ottocento, influenzato da John Stuart Mill (1806-1873), si oppose al conservatorismo e si pose compiti più vasti di quelli iniziali, attribuendo allo stato maggiori funzioni nell’economia e nella società (banche, lavori pubblici e scuole) e battendosi per alcuni diritti politici (ampliamento del suffragio elettorale).

Liberismo

Dottrina economica fondata sulla libera iniziativa, sul libero commercio e sull’idea di una naturale tendenza armonica del mercato. Con la formula del laissez faire, laissez passer, intendeva proporre l’abbattimento di qualsiasi vincolo alla piena libertà economica, relegando lo stato a puro garante dell’ordine sociale. Il liberismo ebbe piena espressione nella Gran Bretagna dell’Ottocento, dapprima con gli studi di Adam Smith, poi di William Cobden.

Neoguelfismo – cattolicesimo liberale

Movimento intellettuale e politico dell’Italia risorgimentale, sorto per affermare i valori di un cattolicesimo liberale e nazionale, che riconosceva il valore della libertà, della nazionalità e del regime liberal-costituzionale. Vincenzo Gioberti (1801-1852) tentò di conciliare la causa dell’indipendenza italiana con i principi religiosi. La Chiesa doveva compiere un’opera di rinnovamento e di modernizzazione, riconciliandosi con i principi di libertà e di progresso. Escludendo la rivoluzione violenta occorreva trovare una soluzione pacifica, che rendesse il papato artefice dell’unità nazionale. Gioberti pensava a una confederazione di tutti i principi italiani sotto la presidenza del pontefice. Il programma neoguelfo fu esposto da Vincenzo Gioberti nel Primato (1843), ma anche Alessandro Manzoni, Gino Capponi e Cesare Balbo contribuirono a diffondere i principi del cattolicesimo liberale italiano.

 

 

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