M. Buber Neumann, Il dono della libertà

Prigioniera

M. Buber Neumann, Il dono della libertà – Capitolo nono

> Margarete Buber Neumann, Prigioniera di Stalin e di Hitler

 

La stazione di Fürstenberg è gremita di sfollati e di disertori. Molte ex-prigioniere sono disorientate. Margarete si propone di raggiungere Potsdam, dove spera di ritrovare sua madre, per poi raggiungere il fronte occidentale controllato dagli americani. Assieme a due compagne riesce a salire su un convoglio, dove apprende che la città ha subito un tremendo attacco aereo. Giunte a Güstrow le donne si uniscono alla folla degli sfollati verso nord. Dopo aver camminato a lungo si fermano stremate in una casa colonica già affollatissima e dormono nel fienile. Il giorno dopo la contadina chiede loro se a Ravensbrück abbiano conosciuto delle Testimoni di Geova e Margarete fa il nome di una certa Klärchen Mau originaria di Güstrow. La donna le prega di trattenersi da loro per riprendere le forze. Arriva però la notizia che i russi stanno arrivando, così le profughe, assieme ai contadini, riprendono il loro viaggio, con non poche difficoltà. Poi Margarete e la sua compagna Emmi proseguono da sole. Giunte nei pressi di una scarpata ferroviaria incontrano soldati e sfollati in fuga. Riescono poi a salire su un treno diretto a Bad Kleinen, che però a un certo punto si ferma bloccato da cinque treni ospedale. Proseguono a piedi lungo i binari e giungono alla stazione di Bad Kleinen, poi sbucano in un vasto campo pattugliato da soldati americani. Margarete trova il coraggio di avvicinarne uno che, compresa la loro situazione, non solo le lascia passare ma procura loro un carro trainato da due cavalli. [“Un mondo senza filo spinato”.]

Margarete fatica a controllare i cavalli ed Emmi è terrorizzata. Il passaggio di jeep o di carri armati spaventa gli animali. Le due profughe superano il posto di blocco americano e trovano rifugio in un fienile, per la notte. Il giorno dopo vengono bloccate dagli americani e possono riprendere il viaggio solo a condizione di trasportare alcuni militari tedeschi prigionieri in ospedale, allungando però il loro itinerario. Si mettono in viaggio e li portano a destinazione, parlando loro della loro esperienza. Margarete decide di cedere il carro con i cavalli a un uomo che sembra un contadino (in realtà è un galeotto), a condizione che le accompagni per un tratto di strada. Lui accetta, ma prima di proseguire si ferma dalla sorella si sua moglie, che gli risponde in malo modo e rifiuta di ospitarli. Infine giungono a Lützow. [“Con un tiro a cavalli”.]

Margarete ed Emmi entrano in un podere, dove regna un grande caos, con molti individui che si danno al saccheggio. Piove forte e le due donne trovano rifugio dentro una Volkswagen. Si avvicinano a una casa e la padrona dà loro il benvenuto e da mangiare. La donna si commuove quando le dicono del campo di concentramento, ma non nasconde la sua avversione per i lavoratori stranieri, polacchi e russi, che stanno saccheggiando il podere. Margarete ed Emmi riprendono il cammino e si fermano in un fienile a dormire. Qui incontrano dei giovani militari e le loro compagne, ausiliarie dell’esercito. Si uniscono a loro per un tratto di strada, poi si separano. Trovano un giornale da cui apprendono del suicidio di Hitler e di Goebbels. A un posto di blocco vengono fermate, così non resta loro che aggirarlo. Lungo una strada campestre incontrano due ragazzini zingari sopravvissuti ad Auschwitz e uno di loro racconta le proprie disavventure, conclusesi quando, in marcia stremati dopo l’evacuazione del campo, erano stati soccorsi da un uomo della Croce Rossa svedese. Salutati i due giovani zingari, che insegnano loro come rubare le uova, giungono a una casetta dove una donna anziana le ospita e le rifocilla. La casa della vecchietta sembra a Margarete il “relitto intatto di un’epoca che si era ormai eclissata”. [“Incontri dal passato”.]

Margarete ed Emmi raggiungono stremate la cittadina di Zarrentin e trovano ospitalità presso un convento dove alloggiano principalmente prigionieri di guerra francesi. Qui l’accoglienza è molto cordiale, ma quando Margarete racconta la propria esperienza in Unione Sovietica si accende uno scontro verbale con un comunista francese, che rifiuta di credere a quanto da lei narrato o insinua il sospetto che dietro il suo arresto vi fossero delle ragioni. La tensione si scioglie quando il cuoco francese porta un arrosto di maiale con patate. Dopo la cena abbondante, le due donne si sentono male e per qualche giorno devono limitarsi a tè e gallette. Poi arriva la notizia della capitolazione tedesca e tutti esultano cantando in coro la Marseillaise. I Francesi se ne vanno e le due donne restano da sole per qualche giorno nel convento. Una notte entra nell’edificio un soldato americano ubriaco e Margarete con difficoltà si sottrae a un tentativo di violenza. Margarete ed Emmi riprendono il viaggio, nel corso del quale assistono al procedere caotico degli sbandati e ad atteggiamenti di ostilità nei loro confronti, anche se gli ex deportati sono assistiti dalle autorità. Non essendo possibile attraversare il fiume Elba, le due donne cercano lavoro a Boizenburg. Mentre sono in coda davanti a una bottega, Margarete riconosce Ramdor, un ufficiale della Gestapo di Ravensbrück. Lo segnala a un soldato e, dopo un breve inseguimento, l’uomo viene catturato. Durante l’interrogatorio Margarete riesce a chiarire il ruolo da lui svolto nel campo e la sua appartenenza alle SS. In seguito Ramdor sarà processato e condannato a morte. [“La fine della beatitudine”.]

In attesa di poter attraversare l’Elba, Margarete e Emmi vengono ospitati dalla famiglia K. Margarete capisce che sono comunisti, vedendo i libri sugli scaffali, e teme che la loro accoglienza e ospitalità possa mutarsi in un aspro contrasto, qualora si tocchino questioni politiche. Il padrone di casa, la sua famiglia e gli amici sono però comunisti dissidenti, tacciati di essere traditori trockisti, usciti dal Partito a fronte delle scelte compiute da Stalin e sono curiosi di conoscere la realtà dell’Unione Sovietica. Si apre una discussione fortemente critica nei confronti del regime di Stalin, anche se gli ospiti restano legati alle idee del comunismo. Giunge la voce che i Russi stanno arrivando e che presumibilmente raggiungeranno Berlino, con il beneplacito degli Americani. Alcuni mesi dopo, ormai giunta a destinazione, Margarete riceve una lettera sconvolgente in cui papà K. Descrive la situazione drammatica, di uccisioni, saccheggi e furti creatasi nella parte di Germania occupata dai Russi, spacciata per socialismo. [“Tra ex-compagni”.]

Visti i tentennamenti di Emmi, Margarete decide di proseguire il suo viaggio da sola. Gli Inglesi impediscono ai profughi di attraversare l’Elba, così Margarete tenta di provarci clandestinamente. All’alba, con la bicicletta che le è stata regalatale, raggiunge il punto del fiume in cui un traghetto trasborda i clandestini. Gli Inglesi però si accorgono del tentativo e intervengono, arrestando i profughi. Margarete viene fermata e rischia di finire in un campo profughi, ma la sua reazione disperata convince un ufficiale inglese a lasciarla andare. Lungo la strada Margarete incontra una ragazza che è stata detenuta a Ravensbrück e che la riconosce come capobaracca. La giovane la ospita presso la propria famiglia e la aiuta nel tentativo di oltrepassare l’Elba. In piena notte Margarete raggiunge il punto dove dovrebbe trovarsi il traghetto, che però si trova dall’altra parte del fiume. Giungono due uomini che si offrono di attraversare a nuoto il fiume, lasciandola a sorvegliare i loro beni, per poi venire a prenderla con l’imbarcazione. I due, con l’aiuto di un polacco, raggiungono Margarete e a bordo della barca raggiungono finalmente l’agognata sponda. [“La traversata dell’Elba”.]

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