I moti liberali

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I moti liberali

 

Restaurazione parziale.

Con la restaurazione delle monarchie, la nobiltà e il clero tornarono a occupare le antiche posizioni di privilegio ai vertici dello Stato. Furono ripristinati antichi privilegi e furono abolite la libertà di pensiero, di religione, di spostamento da un paese all’altro, di scelta di un lavoro o di una professione. I giornali furono sottoposti a una rigida censura. Le forze di polizia furono notevolmente potenziate. Tuttavia, i cambiamenti avvenuti in campo sociale, economico e culturale in epoca napoleonica resero impossibile una piena restaurazione dell’Antico Regime. La Restaurazione non cancellò completamente l’opera di rinnovamento civile e amministrativo favorita dal dominio francese, ciononostante la borghesia chiedeva una maggiore partecipazione al potere e l’eliminazione degli ostacoli che impedivano o rallentavano il progresso economico.

I moti carbonari del 1820-21.

Il ritorno dei sovrani conservatori o reazionari, che non teneva conto delle aspirazioni degli abitanti, alimentò presto il nazionalismo e il liberalismo. Un ruolo di primo piano ebbe l’azione della carboneria e di altre società segrete, unite in una rete di collegamenti internazionali che contribuirono alla diffusione delle idee liberali e allo scoppio delle prime rivolte contro i governi della Restaurazione. 

Nel 1820-21 moti scoppiati in Spagna riuscirono a imporre una costituzione liberale, ma furono presto repressi dall’intervento francese. Per impulso dei moti spagnoli, nel 1820-21 si ebbero moti anche nel regno delle Due Sicilie e in Piemonte. I sovrani furono indotti a concedere costituzioni, ma la reazione prese infine il sopravvento. 

Il fallimento dei moti favorì la politica dell’ala più intransigente della Restaurazione: 

  • nel Lombardo-Veneto furono condannati Silvio Pellico e Federico Confalonieri; in Piemonte si ebbero processi e condanne a morte; a Napoli furono impiccati gli ufficiali Michele Morelli e Giuseppe Silvati. 

Nel 1825 fallì anche la rivolta dei decabristi in Russia. Solo la lotta per l’indipendenza della Grecia dall’impero ottomano, iniziata nel 1821 e divenuta un simbolo di libertà, ebbe successo grazie anche all’intervento militare di Inghilterra, Francia e Russia: l’indipendenza fu ottenuta nel 1829.

I moti in Europa nel 1830.

Nel 1830-31 vi fu una seconda ondata rivoluzionaria in alcuni paesi europei, scatenata dalla rivoluzione del luglio 1830 in Francia, dove dopo circa un decennio di governo reazionario il re Carlo X fu deposto da un’insurrezione popolare e sostituito dal liberale Luigi Filippo d’Orléans, sostenuto dall’alta borghesia degli affari e della finanza. 

Sulla scia degli eventi francesi, in agosto scoppiò l’insurrezione del Belgio, che riuscì a ottenere l’indipendenza dall’Olanda e divenne una monarchia costituzionale. Nel novembre 1830 iniziò anche la rivolta della Polonia, sostenuta dalla borghesia e dai militari nazionalisti, per l’indipendenza dalla Russia, che fallì anche per il mancato sostegno della Francia. 

I moti in Italia.

La fiducia nell’appoggio francese incoraggiò anche la cospirazione in Emilia-Romagna (ducati di Parma e Modena e stato pontificio), che fu però facilmente repressa dall’Austria e che si concluse con l’impiccagione di Ciro Menotti (febbraio-marzo 1831). Il fallimento dei moti mise in luce la debolezza dell’azione rivoluzionaria delle società segrete. 

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