Socialismo e Comunismo

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Socialismo e comunismo

 

I termini socialismo e comunismo indicano un tipo di società basato sulla proprietà sociale dei mezzi di produzione e sull’uguaglianza effettiva e non solo formale tra gli individui, attraverso l’abolizione delle classi e dei privilegi. 

Il comunismo ha le sue radici nell’antichità, dal mito di un’età dell’oro perduta. Sant’Agostino (354-430) nel De civitate Dei afferma che la società originaria non aveva leggi né proprietà privata. Nel periodo tardo antico e nel Medioevo movimenti di ribellione sociale, correnti ereticali e riformatrici, esponenti religiosi attaccarono la proprietà come un ostacolo alla rigenerazione dell’uomo.

Dal 1830 il termine socialismo fu utilizzato per indicare le idee di gruppi che volevano un nuovo ordine economico e sociale più giusto. I gruppi principali facevano capo a Saint-Simon e Fourier in Francia e a Owen in Inghilterra. 

I maggiori teorici del socialismo e del comunismo sono stati i tedeschi Karl Marx (1818-83) e Friedrich Engels (1820-95). Marx critica le utopie comuniste e socialiste precedenti, sostenendo che le basi materiali della società comunista sono da ricercarsi nel capitalismo stesso, così come la società feudale ha creato i presupposti materiali dello sviluppo della società borghese. 

Nel Manifesto del partito comunista Marx ed Engels riconobbero alla borghesia, demolitrice degli antichi rapporti sociali e artefice di nuove relazioni economiche, un fondamentale ruolo rivoluzionario. Però la borghesia, arrivando a dominare l’intera società secondo la logica del profitto, avrebbe dato luogo a un susseguirsi di crisi sociali di crescente intensità e creato così le condizioni per una presa di coscienza, a lei fatale, da parte del proletariato.

Tre sono i fattori fondamentali che porteranno alla crisi del capitalismo e della borghesia: il crescente processo di concentrazione economica dei mezzi di produzione; il periodico manifestarsi di gravi crisi di sovrapproduzione; lo sviluppo crescente del proletariato, la classe rivoluzionaria che lotterà contro la borghesia fino ad abbatterla. 

Secondo Marx, la nuova società destinata a sostituire quella borghese sarà caratterizzata dalla proprietà sociale dei mezzi di produzione e si svilupperà in due fasi: la società socialista (per cui vige il principio a ciascuno secondo il suo lavoro), che sarà seguita da quella comunista (per cui vige il principio a ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue capacità).

Marx, Engels La funzione storica della borghesia

Marx, Engels Comunismo e proletariato

Marx-Engels, Manifesto del Partito Comunista.

Nell’ultimo quarto dell’Ottocento si diffusero, soprattutto in Europa, i partiti socialisti di ispirazione marxista. Anche in Italia, venuta meno l’egemonia di Mazzini e, successivamente, quella degli anarchici, nel 1892 nacque il Partito socialista. Fine ultimo di questi partiti era la trasformazione della proprietà privata dei mezzi di produzione in proprietà sociale e individuava nell’azione politica dei lavoratori lo strumento principale della lotta per questo obiettivo. 

Nel 1890 fu fondata la Seconda Internazionale, una federazione dei partiti socialisti dei diversi paesi, ma nel 1914 lo scoppio della Prima guerra mondiale provocò la sua dissoluzione. I termini socialista e socialdemocratico furono usato per lungo tempo in modo pressoché indifferenziato, mentre il termine comunismo fu poco usato e da essi “assorbito”. 

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia, invece, la già esistente divisione tra un’ala moderata e una più radicale del movimento operaio e socialista, si tradusse in una differenza di significato più sostanziale: nacquero i partiti comunisti (rivoluzionari), che si proponevano l’abbattimento del capitalismo per via rivoluzionaria, mentre i partiti socialisti e socialdemocratici (riformisti) intendevano per lo più avvalersi di una pacifica azione parlamentare e riformista. 

Dopo la morte di Lenin e l’ascesa al potere di Stalin in URSS, i partiti comunisti “ortodossi” furono indotti a seguire una linea politica legata agli interessi della cosiddetta “patria del socialismo”. Stalin eliminò i propri avversari politici, a partire da Lev Trockij, che sosteneva invece la tesi della “rivoluzione permanente”.

Dopo la morte di Stalin, i partiti comunisti elaborarono posizioni più autonome, finché, con il crollo dell’URSS e la caduta del Muro di Berlino, in molti paesi essi hanno in genere subito una radicale evoluzione, talvolta fino a estinguersi.

A sinistra dei partiti comunisti ortodossi, sono sopravvissuti e ancor oggi presenti gruppi politici comunisti antistalinisti, che però non assumono un peso politico di rilievo.

Infine, sono presenti a tutt’oggi in diversi paesi, in misura più o meno consistente, partiti denominati come socialisti o socialdemocratici. 

 

 

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