Il Nazionalsocialismo.

Il Nazionalsocialismo. 

 

il NSDAP

Il DAP (DEUTSCHE ARBEITERPARTEI) fondato a Monaco il 5 gennaio 1919 dall’operaio Anton Drexler, diventò il 24 febbraio 1920 Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, NSDAP). Era un partito di estrema destra, che si proponeva di combattere le formazioni politiche socialisti anche con il ricorso alla violenza.

Sotto la guida di Adolf Hitler, il NSDAP presentò diverse analogie con il fascismo italiano: 

  • il reclutamento dei membri tra i reduci e i ceti medi urbani e rurali; 
  • il ruolo centrale di un capo carismatico;
  • il ricorso allo squadrismo, con i Reparti d’assalto o SA (Sturmabteilung) e le Squadre di protezione o SS (Schutzstaffeln); 
  • un programma contraddittorio che univa rivendicazioni anticapitaliste, antisocialiste e nazionaliste. 

Un punto centrale del programma, che lo distingueva dal fascismo italiano, era il razzismo e in particolare l’antisemitismo. 

Nei primi anni della repubblica di Weimar il NSDAP fu una delle tante piccole organizzazioni politiche di destra violentemente ostili alla democrazia parlamentare. 

Dopo il fallito tentativo di putsch (9 novembre 1923), l’arresto di Hitler e lo scioglimento del partito, il NSDAP fu rifondato nel febbraio 1925, con importanti novità: il rifiuto del putschismo in favore di una strategia legalitaria, il deciso abbandono degli elementi ideologici “socialisti” e la ricerca del sostegno politico e finanziario di industriali, agrari e militari. 

Idee e strategia di Hitler 

Mein-KampfIdee e obiettivi di Hitler si trovano espresse nel “programma” del partito e nel libro Mein Kampf (La mia battaglia) composto durante la prigionia. Obiettivo centrale di Hitler era quello di ricostruire una Grande Germania, con l’unione di tutti i tedeschi, anche di quelli che, in seguito alla pace di Versailles, vivevano fuori dai confini dello Stato tedesco, e di procurare al popolo tedesco lo “spazio vitale” (il Lebensraum) verso Oriente, cioè verso il territorio occupato dagli slavi (polacchi e russi), popoli considerati inferiori.

La lotta tra le razze

Secondo i nazisti la storia è determinata dalla lotta tra le razze e solo i tedeschi, gli ariani, avrebbero potuto salvare l’Europa dai popoli inferiori (asiatici, africani, slavi e in particolare ebrei), privi di spiritualità, onore, cultura, senso del lavoro. I tedeschi erano un Herrenvolk (popolo di signori), depositari di un’etica superiore (onestà, laboriosità, creatività, dignità etc.), destinati a dominare il mondo, a schiacciare le razze inferiori e a instaurare un  Nuovo Ordine“.

Il nemico interno

Gli Ebrei erano considerati da Hitler il “nemico interno”, capace di dominare il sistema capitalistico e al tempo stesso di dirigere i partiti socialisti e comunisti. Essi erano accusati di preparare un complotto internazionale per il dominio del mondo. Attraverso la propaganda antisemita, Hitler attribuì agli ebrei la responsabilità della crisi e delle umiliazioni derivate dalla sconfitta militare e dalla grave crisi del 1929.

La “comunità popolare”

fuhrerIl Nazismo si proclamava anticapitalista e “socialista”, ma si trattava di un anticapitalismo reazionario, che recuperava il culto della natura e del mondo agricolo proprio del Romanticismo tedesco. Il “socialismo” nazista sosteneva la necessità della protezione di tutti i lavoratori tedeschi (operai e padroni), superando le divisioni di classe in nome del comune sangue e della Volksgemeinschaft (comunità popolare) di appartenenza. Nonostante le proclamate posizioni anticapitalistiche, Hitler cercò il consenso delle classi dirigenti del Paese, cui si presentò come nemico giurato del bolscevismo, capace di riportare l’”ordine” nel paese.

Centrale era l’assoluta obbedienza al Führerprinzip, ossia al principio dell’autorità del capo (Führer), le cui decisioni dovevano sostituirsi a quelle del “parlamentarismo irresponsabile”. In tal modo il popolo tedesco avrebbe dominato i popoli inferiori

 

 

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