L’Italia da paese di emigranti a paese di immigrati

L’Italia da paese di emigranti a paese di immigrati

 

Negli ultimi decenni, mentre dall’Italia continua un esodo in varie direzioni, in particolare di giovani lavoratori altamente qualificati, si è manifestato un flusso migratorio in direzione opposta. Verso l’Italia e verso altri paesi europei sono infatti confluiti consistenti flussi migratori, in particolare dall’Europa Orientale, dall’Africa settentrionale, dall’Africa sub-sahariana, dalla Cina e dall’India.

Flussi migratori

Dal 1973 il saldo migratorio è positivo e l’Italia diviene, da paese di emigranti, paese di immigrati. Fin dagli anni Settanta iniziarono ad arrivare immigrati “economici” in cerca di lavoro e rifugiati politici dal Cile e dall’Iran.

Il flusso migratorio divenne più consistente dagli anni ’80. Superata nel 1987 la soglia del mezzo milione di soggiornanti, da fenomeno episodico l’immigrazione divenne una realtà socialmente ed economicamente rilevante.

Con la crisi e il crollo dell’URSS e dei regimi filosovietici del Patto di Varsavia e con la caduta del Muro di Berlino molti cittadini dell’Europa Orientale emigrarono verso i paesi dell’Europa Occidentale, Italia compresa. L’Italia fu direttamente coinvolta nel crollo del regime albanese di Enver Hoxha, con il conseguente afflusso di Albanesi che sbarcavano sulle coste della Puglia. Inoltre, costituì una delle mete dei profughi dell’ex Iugoslavia, che si diressero verso Trieste.

Nel 2010 era notevolmente cresciuto il numero di immigrati provenienti dai Paesi dell’Europa Centro-Orientale (sia Ue sia non Ue): in testa la Romania con quasi un milione di residenti (9,1% in più rispetto all’anno precedente, 21,2% sul totale degli stranieri), seguita da Moldavia (+24,0%), Federazione Russa (+18,3%), Ucraina (+15,3%) e Bulgaria (+11,1%). Anche i cittadini dei Paesi del Sud Est asiatico fecero registrare incrementi importanti: Pakistan (+16,7%), India (+14,3%), Bangladesh (+11,5%), Filippine (+8,6%), Sri-Lanka (+7,6%).

Dopo l’incremento dovuto alle regolarizzazioni (picco negli anni 2003-2004) e all’allargamento dell’Unione europea, culminato nel 2007 con l’adesione di Romania e Bulgaria, il flusso migratorio dall’estero ha avuto un lento declino. La crisi economica dell’ultimo decennio ha segnato una graduale diminuzione dei flussi fino al 2013.

Dal 2014 a oggi, invece, le immigrazioni presentano un trend in aumento riconducibile ai flussi sempre più numerosi provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Le composizioni dei flussi in ingresso per cittadinanza negli ultimi due decenni sono cambiate: se dalla fine degli anni Novanta al 2006 erano più consistenti i flussi di immigrati albanesi, marocchini e serbi, dal 2007 a oggi gli immigrati rumeni sono i più numerosi. Inoltre, dal 2014 sono diventati sempre più consistenti i flussi di immigrati nigeriani, senegalesi, gambiani e maliani.

L’immigrazione in Italia oggi

Secondo dati ISTAT al 1° gennaio 2018 risiedono in Italia 5,1 milioni di cittadini stranieri, l’8,5% del totale dei residenti. Rispetto a un anno prima aumentano di 97 mila unità (+1,9%).

La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 23,1% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’Albania (8,6%) e dal Marocco (8,1%).

https://www.tuttitalia.it/statistiche/cittadini-stranieri-2018/

http://noi-italia.istat.it/index.php?id=3&tx_usercento_centofe%5Bcategoria%5D=4&tx_usercento_centofe%5Baction%5D=show&tx_usercento_centofe%5Bcontroller%5D=Categoria&cHash=015f1be0ca6693e56b80c16b4e35ea54

http://www.comuni-italiani.it/statistiche/stranieri/

Diminuiscono le nascite di bimbi stranieri (68 mila). Aumentano le iscrizioni dall’estero (301 mila) mentre restano pressoché stabili le cancellazioni per l’estero (41 mila). Nel 2017 147 mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana (-37,5% rispetto al 2016).

Nello stesso anno, si registrano 262.770 nuovi ingressi di cittadini non comunitari (all’inizio del 2018 sono regolarmente presenti 3.714.934) nel nostro Paese (+15,8%), che riprendono ad aumentare dopo il trend decrescente osservato negli anni tra il 2010 e il 2016. I permessi di soggiorno, sostanzialmente stabili rispetto al 2017, sono rilasciati soprattutto per motivi di lavoro e per motivi di famiglia.

Il grado di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani: tra gli stranieri di 15-64 anni, oltre la metà ha conseguito al massimo la licenza media (circa 4 su 10 gli italiani), il 34,7% ha un diploma di scuola superiore e l’11,0% una laurea (mentre sono laureati il 17,8% degli italiani di 15-64 anni).

Storicamente gli stranieri sul territorio italiano si sono concentrati soprattutto nelle ripartizioni del Centro-Nord. Nel 2017 tuttavia essi sono cresciuti di più nel Mezzogiorno (+ 4,5%) e nel Centro (+1,9%), che nel Nord (+1,2%). Il fenomeno è in parte dovuto agli sbarchi (pur diminuiti nel corso dell’anno).

Il numero dei nati si conferma più elevato nel Nord e nel Centro, a causa della maggiore presenza complessiva di cittadini stranieri. Al 1° gennaio 2018 quasi l’86% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti hanno un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-Nord, mentre nel Mezzogiorno sono solo il 14,3%. Le incidenze più alte di permessi di soggiorno si riscontrano in Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Veneto.

L’incidenza percentuale dei lavoratori stranieri sul totale degli occupati è pari al 10,5%, e differenze significative emergono sul piano dei comparti produttivi. Nel caso degli “Altri servizi collettivi e personali”, infatti, tale incidenza è pari al 37,3%; in “Alberghi e ristoranti” al 18,5%; in “Agricoltura” al 16,9%; nelle “Costruzioni” al 16,6%.

Più del 70% dei cittadini stranieri è impiegato con una posizione di operaio. Dal punto di vista dell’istruzione, dal Rapporto emerge come il 47,5% dei cittadini non UE laureati in una disciplina STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) sia impiegato con una qualifica low skill, a fronte dell’1,8% degli italiani e del 21,9% dei comunitari.

http://www.lavoro.gov.it/documenti-e-norme/studi-e-statistiche/

L’Italia nel contesto europeo

Al 1° gennaio 2017, data più recente della disponibilità dei dati a livello europeo, l’incidenza degli stranieri in Italia è pari all’8,3%, dato leggermente superiore alla media Ue. Al quattordicesimo posto nella graduatoria decrescente dei 28 paesi, l’Italia segue la Germania (11,2%), la Spagna (9,5%) e il Regno Unito (9,2%). Precede invece la Francia (6,9%). Meno del 15 % degli immigrati diretti verso l’Europa ha origine dai paesi meno sviluppi dell’Africa e del Medio – oriente, una percentuale molto simile proviene dai paese dell’area asiatica e del Pacifico mentre la parte più consistente, per oltre il 50 %, proviene dai paesi dell’Europa centro-orientale.

Una ripresa delle emigrazioni Italiane?

Da quando il numero degli immigrati ha superato quello degli emigrati, si è pensato che l’emigrazione italiana fosse finita: in realtà migliaia di persone continuavano a spostarsi, sia all’interno del Paese secondo l’asse Sud-Nord, sia verso l’estero.

Nel 2017, più della metà dei cittadini italiani che si sono trasferiti all’estero (52,6%) erano in possesso di un titolo di studio medio-alto: circa 33 mila diplomati e 28 mila laureati. Rispetto all’anno precedente il numero di diplomati emigrati è sostanzialmente stabile mentre quello dei laureati mostra un incremento del 3,9%. Tuttavia l’aumento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: rispetto al 2013, gli emigrati diplomati aumentano del 32,9% e i laureati del 41,8%.

 

 

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